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Il partito. Organizzazione, mutamenti e scissioni della sinistra maggioritaria italiana (PCI-PDS-DS-PD)

Valerio Marinelli
Soveria Mannelli, Rubbettino, 386 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume prende in esame le mutazioni organizzative che hanno contraddistinto la storia del Pci dal dopoguerra fino alla nascita del Partito democratico. Nella prima parte del libro, l’a., partendo da studiosi quali Duverger e Rokkan, passa in rassegna gli aspetti sociali e politici che stanno alla base della nascita dei partiti di sinistra. Fin da questo momento si distingue un tratto di fondo che caratterizza l’intero volume e cioè la centralità assegnata ai mutamenti sociali e all’influsso che questi hanno sull’organizzazione.
La seconda parte del volume è quella più densa. Si parte dal Pci, definito un partito burocratico di massa, per poi passare ad analizzare le forme partitiche della transizione e cioè il Pds e i Ds, fino ad arrivare alla contemporaneità.
L’ultima parte del libro è infatti dedicata al Pd. Da questa analisi emerge come il Pd, sotto la guida di Renzi, si sia posto in netta discontinuità, non solo con la precedente segreteria Bersani, ma, in termini generali, con la tradizione organizzativa comunista che seppure tra mille difficoltà aveva in parte contraddistinto sia il Pds sia i Ds. La segreteria Renzi ha introdotto una novità rilevante all’interno della sinistra italiana e cioè la personalizzazione della leadership, con evidenti conseguenze sull’organizzazione interna che ha subìto un drastico ridimensionamento, come testimonia il netto calo degli iscritti.
Il merito principale del volume è quello di provare a tracciare una linea di continuità tra il Pci e il Pd. Infatti, pensando soprattutto alla composizione della classe dirigente e all’insediamento elettorale del Partito, è possibile rintracciare il filo rosso che lega i due partiti. Seguendo questo schema, l’a. fa emergere chiaramente i passaggi che hanno caratterizzato la storia della sinistra italiana, mettendo in evidenza gli aspetti che sono in continuità con la tradizione comunista e quelli che invece si pongono in netta discontinuità. Per quanto riguarda la parte dedicata al Pci, l’a. ricostruisce la storia organizzativa del Partito comunista senza però evidenziare un tratto decisivo e cioè il profondo legame che il Pci ha avuto con l’Urss. Questo elemento ha profondamente influenzato la storia del Pci, anche negli anni ’80, come dimostra la persistenza del centralismo democratico, e forse andava maggiormente sottolineato. Infine, l’a. definisce giustamente gli anni ’90 come un momento di transizione evidenziando le difficoltà organizzative incontrate dai partiti postcomunisti. A nostro avviso in questo passaggio andava concessa una maggiore attenzione alle carenze ideologiche dei postcomunisti, dovute al ritardo e alla scarsa convinzione con cui hanno abbracciato la socialdemocrazia.
Il libro rappresenta un buon punto di partenza per lo studio di un periodo decisivo come la fine della Prima Repubblica. I tempi sembrano maturi per avviare uno studio approfondito delle dinamiche politiche degli anni ’90, in particolare per quanto riguarda la trasformazione del Partito comunista e l’evoluzione della sinistra italiana.

Achille Conti