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Il registro. La cacciata degli ebrei dallo Stato italiano nei protocolli della Corte dei Conti 1938-1943

Annalisa Capristo, Giorgio Fabre
Prefazione di Michele Sarfatti, Saggio di Adriano Prosperi, Bologna, il Mulino, 339 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il libro illustra, per la prima volta, il quadro completo e «ufficiale» delle decisioni
assunte per cacciare dalle amministrazioni pubbliche i dipendenti pubblici «di razza ebraica
», fornendo numeri e nomi di quella che fu, tra il 1938 e il 1943, una vera e propria
«dispensa» di massa. L’analisi si basa su una fonte sottovalutata, ma che qui si rivela preziosa,
come i protocolli della Corte dei Conti, nei quali era registrata ogni disposizione
comportante una variazione nelle spese dello Stato. Abbastanza sorprendente che abbiano
dovuto essere singoli studiosi, e non l’istituzione stessa, a valorizzare in prima istanza questi
documenti, compiendo un lavoro veramente certosino, che ha prodotto le tabelle qui
riportate, redatte per ciascuna (o quasi) amministrazione pubblica.
Nella densa e articolata Introduzione emergono – ed è questa una ricchezza del libro
– storie individuali di dipendenti pubblici, ma (ed è il tratto dominante) non tanto dei
vertici dello Stato, peraltro oggetto di alcuni studi prosopografici recenti, ma soprattutto
dei livelli inferiori, dei «soldati semplici» dell’amministrazione pubblica, in pratica ridotti
in miseria dai provvedimenti antiebraici.
Un altro aspetto chiave risalta poi con forza nel volume: ed è la complessità, e l’inesorabilità
anche, della «macchina» amministrativa messa in moto (con straordinaria rapidità
e efficienza) nei pochi mesi dell’attuazione delle leggi razziali. L’amministrazione fascista
è stata recentemente definita «imperfetta» da Guido Melis (La macchina imperfetta.
Immagine e realtà dello Stato fascista, il Mulino, 2018), che ha ripreso un acuto giudizio
di Giaime Pintor (la frase è qui citata anche da Adriano Prosperi, nel saggio conclusivo
del volume Quando l’arbitrio prese il posto del diritto, p. 316). Ma nell’attuazione delle
leggi antiebraiche (come nota ancora Melis, e come queste pagine dimostrano), la «macchina
» si rivelò invece efficientissima. Lo si può verificare nella stessa scansione temporale
dell’azione persecutoria – nel libro accuratamente ricostruita – che prevedeva come tutto
dovesse essere concluso entro tre mesi dall’entrata in vigore del Regio decreto legge n.
1728 del 17 novembre 1938, cioè entro il 4 marzo 1939. Dai dati si desume che la grande
eliminazione (725 persone solo tra il personale stabile) avvenne in effetti nei primi mesi
del 1939 e l’operazione fu definita durante lo stesso anno. Tempi draconiani dunque,
tassativamente rispettati.
Il volume, con un’indagine puntuale condotta nei meandri applicativi delle norme,
rivela appunto la complessa, ma, al tempo stesso, inflessibile attuazione da parte delle
singole burocrazie (non solo i Ministeri, ma anche gli enti pubblici, come l’Istat ad es.) e
della stessa Corte dei Conti: in pochi mesi una «miriade di solerti esecutori senza apparenti
scrupoli» (p. 24) si misero in moto; e conclusero, per la maggior parte, il proprio lavoro
senza far registrare alcun ritardo di nessun genere. La «macchina» della persecuzione e
dell’arbitrio fu davvero perfetta.

Antonella Meniconi