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Il terrorismo di destra e di sinistra in Italia e in Europa. Storici e magistrati a confronto

Carlo Fumian, Angelo Ventrone (a cura di)
Padova, Padova University Press, 446 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume è una raccolta di contributi di un gruppo di storici e magistrati che si sono incontrati in occasione di due convegni organizzati nel 2015 e nel 2016 dal Centro di ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea dell’università di Padova, dal dottorato in History, Politics and Institutions of the Mediterranean Area dell’università di Macerata e dal gruppo dell’alleanza progressista dei socialisti e dei democratici del Parlamento europeo (S&D). Il volume è tra i primi tentativi di sistematizzare il terrorismo di destra e di sinistra in Italia a partire dalla dialettica tra storici e magistrati. Questi ultimi vissero in prima persona l’esperienza della violenza politica di quegli anni e la difficoltà delle inchieste giudiziarie. Gli ostacoli non sono mancati neanche per gli storici, rispetto alle condizioni della documentazione archivistica, spesso lacunosa.
I curatori hanno inteso restituire una complessità di fondo del problema storico del terrorismo. Oltre a trattare la violenza politica rossa, ormai al centro di un’ampia (e dibattuta) storiografia, l’attenzione è rivolta anche all’eversione di destra e al ruolo dello Stato nelle vicende del terrorismo degli anni ’60 e ’70. Oggetto e soggetto d’analisi storica e storiografica sono le responsabilità politiche dello Stato e delle istituzioni, dalle omissioni dell’esecutivo ai depistaggi. E muovendosi per casi, l’opera restituisce un prisma d’interpretazioni, non sempre concordi tra magistrati e storici, che offre un quadro abbastanza completo dello stato dell’arte nazionale su queste vicende: sul ruolo dei depistaggi, sul nodo problematico (e politico) dell’apposizione del segreto di Stato e più in generale su quello delle verità mancate (soprattutto rispetto al ruolo delle istituzioni nello stragismo).
I nuclei tematici principali vertono intorno al nodo della strategia della tensione (con gli interventi tra gli altri di Guido Salvini e Giovanni Tamburino, protagonisti della lotta all’eversione di destra in Italia); alla storia dei partiti politici, della magistratura e dell’opinione pubblica; ai casi di Brescia e della strage alla stazione di Bologna, a partire dalle testimonianze di Manlio Milani e Paolo Bolognesi; agli scenari internazionali del terrorismo italiano e la responsabilità dello Stato.
Proprio su quest’ultimo punto, se possiamo fare un rilievo metodologico al libro, avrebbe giovato un diverso e maggiore inquadramento di carattere europeo e internazionale. Si è prediletta un’analisi bilaterale e transnazionale dei rapporti dei gruppi eversivi di destra soltanto in due contributi. Ma la comparazione coi casi europei non è sviluppata come si auspica fin dal titolo e non viene sufficientemente approfondito il confronto con le storiografie internazionali. Un focus sulle politiche di contrasto e lotta al terrorismo rispetto ad altri modelli europei, in linea con diverse ricerche storiche apparse negli ultimi anni sia in Italia che all’estero, avrebbe senz’altro aperto inedite prospettive nel quadro della comprensione europea e transnazionale del terrorismo italiano.

Laura Di Fabio