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Ilaria Pavan – Tra indifferenza e oblio: le conseguenze economiche delle leggi razziali in Italia (1938-1970) – 2004

Ilaria Pavan
Firenze, Le Monnier, pp. 293, euro 16,60

Anno di pubblicazione: 2004

La scelta di ricomprendere in una prospettiva cronologica assai ampia ? dai primi decenni del secolo XX alla Repubblica ? le vicende della campagna antiebraica del fascismo rappresenta la prima significativa ragione di interesse. Va rilevata d’altra parte la piena padronanza dei problemi metodologici connessi allo studio di una minoranza, come quella ebraica, i cui confini si sono fatti via via più labili e sfumati nei decenni successivi all’emancipazione; e questo a maggior ragione se ? come risulta dalla prima parte del volume ? si intende delineare un quadro d’insieme delle sue caratteristiche e della sua posizione nell’ambito della vita economica italiana. Proprio la ricostruzione quantitativa della presenza di ebrei nel mondo dell’imprenditoria, realizzata incrociando i dati desunti dalla documentazione relativa alle persecuzioni con quelli dei censimenti condotti negli anni Trenta, costituisce forse la parte più interessante e innovativa. Il confronto sistematico con la realtà di inizio secolo offre infatti l’opportunità di cogliere le dinamiche di processi sinora quasi completamente sconosciuti. Allo stesso modo le brevi note biografiche sugli esponenti di maggior rilievo del mondo ebraico, o comunque strettamente legati per le loro origini a quella realtà, oltre a delineare alcuni tratti essenziali di un’élite assai significativa nell’Italia dell’epoca, aiutano a scoprire importanti intrecci fra mondo economico e politica di regime.
Per quanto riguarda poi il periodo fra il ’38 e il ’43, dopo un’attenta ricostruzione del contesto normativo, peraltro considerato in una prospettiva che va giustamente al di là della mera produzione legislativa, si segnala per originalità l’analisi ovviamente ancora parziale dei processi di allontanamento degli ebrei dai posti di lavoro. Interessante è soprattutto la ricostruzione di come la persecuzione abbia influito sulla vita delle aziende gestite in tutto o in parte da ebrei. Da notare fra l’altro le osservazioni sulla limitatissima dimensione del cosiddetto ?pietismo?, che suffragano ulteriormente le ipotesi sulle reazioni assai limitate degli altri italiani alla politica persecutoria decisa dal vertice fascista.
Non meno utili sono le osservazioni svolte per il periodo compreso fra l’8 settembre e la Liberazione. Qui Pavan poteva contare su alcuni lavori già svolti negli ultimi anni e sulle acquisizioni della Commissione Anselmi. Il suo contributo è stato quindi essenzialmente quello di integrare su aspetti specifici le conoscenze già acquisite e di tentare alcune valutazioni di carattere generale.
Va rilevata infine la ricostruzione dei processi intentati da ebrei al fine di rientrare in possesso dei beni perduti per gli effetti della fortissima pressione subita a partire dal 1938, su cui mancava sinora una ricerca sistematica. Le considerazioni di Pavan costituiscono quindi un contributo assai originale non solo all’analisi del rapporti fra gli ebrei e le istituzioni dello Stato repubblicano, ma anche a quella del clima più generale che caratterizzò la vita delle istituzioni, della cultura e della società italiana dopo la seconda guerra mondiale.

Fabio Levi