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Ilona Fried – Fiume. Città della memoria 1868-1945 – 2005

Ilona Fried
Udine, Del Bianco, pp. 401, euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume è una sorta di anatomia delle comunità che abitarono la città di Fiume, con la consapevolezza che ?le memorie parlano anche del declino e della disgregazione di una cultura? (p. 369). L’autrice, che insegna letteratura e spettacolo italiano all’Università ELTE di Budapest, piuttosto che addentrarsi sulla complessa storia politica e istituzionale della città (peraltro già abbastanza nota), delinea con precisione i confini delle comunità culturali e la strutturazione dei gruppi urbani dal punto di vista ungherese. La città, infatti, era parte integrante del Regno di Ungheria, al quale rimase annessa come corpus separatum fino al 1918. La prima parte del libro sul periodo ungherese è ben articolata, con capitoli dedicati alla struttura della società, alla cultura e alla produzione letteraria. Riguardo al periodo successivo (1918-1945), il volume manca invece di un vero filo conduttore, al posto del quale troviamo una rassegna di biografie, memorie e interviste del periodo ungherese da parte dei protagonisti della cultura e società fiumana. Alcune interviste sono state realizzate dall’autrice e sono riportate nel volume; tra di esse spiccano quelle a Miklòs Vàsàrhelyi e a Leo Valiani.
L’autrice fa un uso esteso di fonti inedite o poco note in lingua ungherese come epistolari, diari, interviste, articoli scientifici e opere letterarie. L’appartenenza politico-amministrativa a un paese geograficamente e culturalmente distante (che alcuni autori non hanno esitato a definire coloniale) produsse una simbiosi tra le culture italiana e ungherese, la cui influenza si estese ben oltre i confini della città e sopravvisse alla fine della monarchia. A Fiume, anche durante il periodo fascista, le riviste culturali, quali «La Fiumanella», «Delta» e «Termini», diedero prova di notevole apertura verso le culture dell’Europa orientale (specie quella ungherese). Molto interessante l’analisi della persistenza del ?mito fiumano? nella letteratura ungherese e il ricordo del periodo ungherese in una città che ?in quel momento intraprese consapevolmente il ruolo della frontiera in quanto tramite tra le varie culture circostanti? (p. 251). Il libro dimostra che molti network fiumani e ungheresi sopravvissero anche ai traumi politici che si susseguirono dopo il primo conflitto mondiale.
L’edizione originale ungherese si proponeva di presentare un’accattivante iconografia di una parte ormai dimenticata di storia nazionale. Questo spiega la mancanza di un taglio problematico dell’opera, che resta descrittiva, nonostante la grande ricchezza delle fonti utilizzate. Il libro, malgrado qualche refuso della versione italiana, rimane un lavoro di grande originalità e riesce a fornire una prospettiva nuova della storia fiumana rispetto alle precedenti, tutte incentrate sulla storia politica e istituzionale.

William Klinger