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«Istruite dalla cattedra, istruite coll’esempio!». Conoscenze agrarie e capitale umano in Romagna tra Otto e Novecento

Omar Mazzotti
Bologna, il Mulino, 288 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2017

Che l’universo formativo rappresenti uno stimolante oggetto d’indagine per studiosi di svariate aree disciplinari è un fatto ormai assodato. Non ultimi, gli storici economici si sono concentrati, dagli anni ’60 in avanti, sulla delineazione del nesso fra istruzione, innovazione e sviluppo economico, sforzo che ha trovato in Italia il suo pioniere in Carlo M. Cipolla con l’ormai classico Literacy and Development in the West, edito nel 1969 e tradotto nel 1971.
È all’interno di tale consolidato ma discontinuo filone di ricerca che si pone l’interessante lavoro di Mazzotti, docente di Storia economica all’Università di Bologna, sede di Forlì. Partendo dalla ricostruzione del dibattito storiografico internazionale in tema di «capitale umano», secondo l’assunto che «la conoscenza accumulata a livello del singolo individuo possa permettere di definirlo non più solo come componente della forza lavoro, ma anche come parte costitutiva del capitale, e dunque intrinsecamente soggetto ad accumulazione nel tempo attraverso opportuni investimenti» (p. 14), lo studio si concentra sull’istruzione agraria in una specifica area della Romagna corrispondente all’attuale provincia di Forlì-Cesena, dall’Unità all’età giolittiana. «La scelta di una scala geografica circoscritta – giustifica l’a. –, ma allo stesso tempo più ampia di quella cittadina, permette di individuare le molteplici correlazioni tra le varie istituzioni coinvolte e di mettere in luce alcuni aspetti di implicita suddivisione dei ruoli tra le città romagnole in un’ottica di complementarietà» (p. 21), come peraltro suggerito dalla politica centrale del nuovo Stato unitario.
«Un plastico ed inesausto andirivieni» tra i livelli nazionale e locale (p. 9) accompagna il lettore attraverso i nove capitoli, ciascuno dei quali dedicato a uno dei molteplici «canali di trasmissione del sapere» agrario, formali e informali, sovente ancorati alla «dimostrazione pratica», e non di rado «tra “pari”» (p. 22). La «dimensione della sociabilità» domina nel primo capitolo, concentrato sui Comizi agrari degli anni ’60, straordinari luoghi d’«intrecci relazionali» e, nello stesso tempo, stimolatori di «forme varie di competenze» (p. 24). Il quadro scolastico disegnato dalla legge Casati e le istituzioni preposte alla meccanica agraria sono oggetto del secondo e terzo capitolo, mentre il quarto illumina la crisi degli anni ’80, intesa come tornante decisivo in quell’intricato «processo di modernizzazione “coltivata”» (p. 221) ricostruito nell’intero volume. Sul rinnovato ruolo dei Comizi agrari nell’ultimo ventennio unitario, sulla Scuola pratica di agricoltura di Cesena e sull’Istituto tecnico di Forlì tornano rispettivamente il quinto, sesto e settimo capitolo, cui segue l’ottavo dedicato all’istruzione agraria nel grado primario, anche attraverso la formazione dei maestri. Chiudono il volume un affondo sui nuovi scenari e problemi dell’età giolittiana (si pensi all’istituzione delle cattedre ambulanti, «università per i campi e nei campi») e dettagliate Appendici statistiche e cronologiche.

Matteo Morandi