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Italian Fascism’s Empire Cinema

Ruth Ben-Ghiat
Bloomington, Indiana University Press, 2015, 393 pp., $ 35,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il rapporto tra cinema e storia si è da tempo sganciato dal campo esclusivo dei film
studies e si sta affermando come uno stabile ambito di studio per quegli storici che intendono
affrontare temi fondamentali ma sfuggenti come l’immaginario, i costumi e le
mentalità di un’epoca. In questo quadro si colloca il lavoro di Ruth Ben-Ghiat che, già da
tempo impegnata in ricerche sulla cultura in epoca fascista, con Italian Fascism’s Empire
Cinema presenta uno studio molto ricco e articolato.
Trascurati per molto tempo, i film che durante il fascismo furono dedicati alle colonie
e all’Impero offrono infatti un interessante angolo di visuale per affrontare tematiche
ampie e cariche di implicazioni. Perciò, dopo un’introduzione di carattere teorico e di
contestualizzazione storica, l’a. procede a un’analisi che si sviluppa su molti piani.
Un primo livello di indagine riguarda i film come «agenti» di storia. Quei lungometraggi,
infatti, non già soltanto volti a generare fra gli italiani una più forte coscienza
«imperiale», veicolavano numerosi messaggi, tutti coerenti con l’obiettivo più ampio di
creare «l’uomo nuovo» fascista. I protagonisti di film come Lo squadrone bianco (di Augusto
Genina) oppure Luciano Serra, pilota (di Goffredo Alessandrini), per esempio, offrivano
agli spettatori modelli di comportamento ben precisi, perché redimevano le loro vite,
precedentemente viziose e dissipate, ponendosi al servizio di una realtà superiore come
la gloria della patria. Per di più, grazie alle nuove avventure vissute nelle colonie che il
duce aveva conquistato per gli italiani, essi adottavano i valori di gerarchia e disciplina,
scoprendo così nuovi e più alti orizzonti esistenziali.
Nel condurre la sua analisi, l’a. non si limita tuttavia alla mera descrizione della
trama: anzi, si inoltra in acute – e tra gli storici rare – considerazioni di estetica cinematografica.
Molti dei film analizzati, infatti, erano stati girati con l’ausilio delle tecniche più
moderne; sicché la Ben-Ghiat ne indaga gli effetti visivi che – ad esempio nelle scene dei
combattimenti aerei – evocavano la dinamicità del futurismo e colpivano l’immaginazione
degli spettatori.
Ma come venivano scelti i temi da inserire nei film? Per rispondere a questa cruciale
domanda l’a. sviluppa un ulteriore livello di analisi, indagando il processo decisionale
che stava a monte delle scelte produttive. Qui la Ben-Ghiat ricorre a numerose fonti
d’archivio, sovente poco esplorate e talvolta inedite. Infine nei capitoli conclusivi viene
raccontato il declino del cinema «imperiale» italiano, in seguito ai disastri della seconda
guerra mondiale che, tra l’altro, costrinsero a spostare a Cinecittà il set di un film nato con
grandi ambizioni (e con un cast per l’epoca stellare) come Bengasi.
Grazie a queste caratteristiche, Italian Fascism’s Empire Cinema rappresenta perciò un
caso di studio molto importante, destinato a diventare uno stabile punto di riferimento
per quegli storici che intendono impiegare il cinema come strumento di lavoro stabile e
approfondito.

 Paolo Mattera