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Karl Schlögel – Leggere il tempo nello spazio. Saggi di storia e geopolitica – 2009

Karl Schlögel
Milano, Bruno Mondadori, 308 pp., euro 24,00 (ed. or. München, 2003)

Anno di pubblicazione: 2009

Lo storico tedesco Karl Schlögel propone una riflessione sul nesso tra tempo e spazio, attraverso una serie di esempi tratti prevalentemente dalla storia dell’Europa centro-orientale di cui l’a. è specialista. Anzi, sono stati proprio i suoi studi sulla storia otto-novecentesca delle città dell’Europa centro-orientale a suggerirgli che «una trattazione centrata sul luogo della storia risulta essere la forma più adeguata di ricostruzione storica» (p. 2).Un libro si era già posto il problema della complessità di rapporti tra cronologia e geografia, raccontando il ’900 «dal punto di vista periferico di un narratore virtuale che, seduto sulla scalinata di Odessa, un luogo ricco di tradizione, guarda a sud e a ovest»: questo narratore era lo storico tedesco Dan Diner (Raccontare il Novecento. Una storia politica, trad. it. Milano, Garzanti, 2007), che Schlögel non ha ritenuto di menzionare. Tuttavia, l’intuizione teorica che sta alla base di Leggere il tempo nello spazio è importante: lo spaesamento geografico consente di guardare all’esperienza storica attraverso una prospettiva eccentrica, che interseca spazi temporali diversi e ne garantisce l’irriducibile complessità. Attraverso uno spacial turn della storiografia, che consente di riprodurre «la sincronia dell’asincronico», l’a. cerca di condurre la storia fuori dalle «strettoie culturaliste» (p. 4). In questo modo, temi tradizionali della ricerca storica – quali l’Olocausto o il Grande Terrore staliniano, i trasferimenti di popolazione nell’Europa postbellica o la caduta del muro di Berlino, la biografia intellettuale di Walter Benjamin o la costruzione del mito mitteleuropeo – possono essere ridefiniti attraverso l’immaginazione di inedite prospettive spaziali.Quest’opera, articolata in quattro sezioni, contiene saggi di diseguale valore, che alternano sorprendenti oggetti storiografici (ad es., Indirizzari berlinesi e Orari ferroviari: protocolli di civiltà), fecondi suggerimenti prospettici o metodologici (ad es. Rimisurare l’Europa) e qualche banalità (ad es. Sarajevo: ricognizione del territorio per la sopravvivenza). Nella prima sezione, Il ritorno dello spazio, è tematizzata la riconfigurazione dello spazio storico e geopolitico dopo l’89 e il conseguente superamento della dicotomia tra Est e Ovest. Nella seconda, Leggere le carte, è posto il problema della cartografia come rappresentazione e strumento del potere, che offre la possibilità di identificare il punto di vista degli attori storici. Nella terza (forse la più originale), Il lavoro degli occhi, sono chiariti i presupposti di una «storia totale», in cui qualsiasi oggetto può diventare una fonte di informazioni sul passato. Nella quarta, Europa diafana, è definita la necessità di un approccio di tipo nuovo – transnazionale ed europeo – ad una storia non più intesa come somma delle narrazioni nazionali. La riflessione di Schlögel è stata senz’altro influenzata dalla tradizione geopolitica tedesca, a lungo condizionata dall’ipoteca nazista. Tuttavia, è al Benjamin dei Passagenwerk che si deve la definizione più suggestiva dell’approccio dell’a.: «Scrivere storia significa dare alle date la loro fisionomia» (p. 57).

Marco Bresciani