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La Cina e le Nazioni Unite. Dall’esclusione al potere di veto

Pietro Paolo Masina
Roma, Carocci, 214 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2013

I ventitrè anni di discussioni sulla rappresentanza della Cina alle Nazioni Unite trovano in questo volume una descrizione puntuale. Viene infatti ricostruita, passo per passo, l’intera vicenda, dalla fine del 1949 fino al novembre del 1971, quando l’ambasciatore Huang Hua occupa il seggio cinese nel Consiglio di sicurezza dell’Onu al posto del rappresentante di Taiwan. Vengono ripercorsi fatti storici noti ma presentati nell’ottica delle posizioni cinesi e delle posizioni verso la Cina rispetto al suo ingresso al Palazzo di Vetro.
Il libro vuole far riflettere innanzitutto su quanto e come l’esclusione della Repubblica popolare cinese, negli anni della guerra fredda, abbia delegittimato le Nazioni Unite nella loro stessa natura di organizzazione capace di affrontare e risolvere le principali controversie internazionali. La stessa vicenda, che l’a. definisce come un paradosso, è senza dubbio in buona misura anche trattazione delle ambigue e difficili relazioni sino-sovietiche. Come sembra suggerire il testo, è nella complessità del rapporto con Mosca, forse più che in quello con Washington, che va individuato il fattore veramente decisivo sia per l’esclusione sia per l’inclusione di Pechino nel Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Ampio spazio viene dedicato agli anni cruciali della guerra di Corea così strettamente intrecciata alla questione di Taiwan, che il governo di Mao considera imprescindibile. In questo capitolo, compare una delle pagine meno note di questa storia: la missione di Wu Xiuquan a New York (pp. 83-90). Alla fine di novembre del 1950, una delegazione di Pechino interviene, per la prima e unica volta prima del 1971, a una riunione del Consiglio di sicurezza per affermare di fronte al mondo le posizioni della nuova Cina. Il lungo discorso del generale Wu, di cui vengono citati alcuni brani, porta tutte le ragioni dei comunisti cinesi contro gli Usa. È segnalato un interessante volume di memorie del protagonista di questa vicenda: Wu Xiuquan, Eight years in the Ministry of Foreign Affairs, New World Press, Beijing 1985.
Alcune pagine del capitolo finale sono inoltre dedicate al noto tentativo italiano (1965-1966) di sbloccare l’impasse tra la proposta albanese e quella statunitense sul tema della rappresentanza cinese. La ricostruzione che ne viene data utilizza come fonte soprattutto i diari di Nenni. L’episodio si colloca ormai nel contesto della guerra del Vietnam, paese sul quale il curriculum dell’autore evidenzia una particolare competenza. Pietro P. Masina è docente di Economia politica internazionale e di Storia e istituzioni del Sud-est asiatico presso l’Università degli Studi di Napoli «l’Orientale» e ha al suo attivo varie pubblicazioni sul Vietnam.
Il volume si basa principalmente sulle fonti dell’Onu (Public papers of the Segretaries-General of the United Nations) e su Foreign Relations of the United States (Frus) nonché sulla storiografia in lingua italiana e inglese. Le fonti e la storiografia cinesi non sono citate e questo lascia spazio a futuri studi sull’argomento.

Elisa Giunipero