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La cultura storica dell’Italia unita. Saggi e interventi critici

Roberto Pertici
Roma, Viella, 351 pp., € 34,00

Anno di pubblicazione: 2018

Nel libro confluiscono saggi pubblicati tra 2004 e 2017, uno dei quali (Parabola
del revisionismo risorgimentale) è costituito dalla fusione di tue testi del 2011. I profili
dedicati a studiosi che hanno segnato il dibattito storiografico del ’900 hanno il pregio
di innestare le loro vicende intellettuali nel cuore dei principali nuclei tematici della riflessione
storica e nel contesto dei passaggi cruciali della vita nazionale. Privilegiando lo
storico in veste di intellettuale pienamente inserito nel dibattito politico e culturale, l’a.
ritiene appropriato parlare di «cultura storica» più che di storiografia. Gli studiosi e i
temi indagati disegnano una fitta trama di rinvii e corrispondenze tra le singole parti del
volume, che restituiscono al tempo stesso letture, ricerche, domande storiografiche che
appartengono alla biografia dell’a.
La tradizione risorgimentale, nelle sue tante e complesse implicazioni, è individuabile
come uno dei grandi termini di confronto della cultura storica nazionale del ’900.
In effetti, la messa a punto che l’a. propone sul revisionismo risorgimentale, originato a
fine ’800 dalle opere di Alfredo Oriani, funge da cinghia di trasmissione di molti saggi
del libro. Le pagine su Antonio Anzillotti, Giovanni Gentile, Gioacchino Volpe, Federico
Chabod, Rosario Romeo – attorno a cui ruotano numerose altre opere di protagonisti e
comprimari della storiografia italiana – sono la cartina di tornasole di questioni più generali:
la interpretazione del Risorgimento e dei problemi collegati all’Unità si alimenta
di linee di continuità e di scarti che evidenziano l’intreccio tra la discussione storiografica
e le costanti pressioni politico-ideologiche del presente. Questo nesso costituisce un filo
conduttore dell’analisi anche quando, nella seconda parte del volume, lo sguardo dell’a.
si allarga a voci della cultura storica che hanno marcato a loro volta alcuni snodi della
discussione sull’età contemporanea. Alle pagine su studiosi e opere scientifiche di grande
spessore (Marino Berengo «storico della cultura ottocentesca», il rapporto tra cattolicesimo
e modernità nell’itinerario storiografico di Giovanni Miccoli, le origini e i caratteri de
L’interventismo della cultura di Luisa Mangoni) fanno da pendant interventi più calibrati
sulla polemica politico-storiografica e sull’impatto pubblico della discussione. Ne sono
prova in particolare gli interventi su Ernesto Galli della Loggia e la tradizione cattolica e
sul pensiero storico di Roberto Vivarelli, ma anche le equilibrate considerazioni critiche
su Un dopoguerra storiografico, il controverso libro di Eugenio Di Rienzo su Volpe a cavallo
tra fascismo e Repubblica.
Ricchissimo di spunti, il libro è anche un forte invito a ripensare la tradizione nazionale
degli studi storici come osservatorio privilegiato non solo per ricostruire percorsi
storiografici complessi e reti di relazioni generazionali, ma anche per cogliere dinamiche
e ripercussioni di una riflessione ininterrotta intorno ad alcuni grandi nodi della storia
nazionale.

Massimo Baioni