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La DDR e l’Italia. Politica, commercio e ideologia nell’Europa del cambiamento (1973-1985)

Laura Fasanaro
Roma, Carocci, 228 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2017

Questo libro rappresenta il primo studio italiano sulle relazioni politiche tra Italia e Repubblica Democratica Tedesca. Gli studi sull’argomento pubblicati in Germania nei primi anni 2000 si concentrano perlopiù sulla storia dei primi decenni. La DDR e L’Italia descrive invece le difficili relazioni politiche tra i due Stati dal 1973, ovvero dalla data del riconoscimento diplomatico della Ddr da parte del governo italiano, al 1985, anno della visita di Honecker a Roma. L’a. sceglie quindi di lasciare inesplorati i quattro anni che precedono il crollo del muro.
Le relazioni tra i due paesi vengono coerentemente inserite nel contesto internazionale degli anni ’70 e ’80, nel quale in Europa gli Stati appartenenti ai due blocchi lavoravano alla costruzione di nuove relazioni, pur restando sempre attenti a non spezzare il delicato equilibrio Est-Ovest. Per l’Italia, come peraltro per qualsiasi altro paese occidentale, i rapporti con la Ddr erano un capitolo a parte rispetto alla politica orientale: non si poteva volgere lo sguardo alla Ddr senza riflettere su eventuali conseguenze nel rapporto con la Brd, un alleato che l’Italia non poteva irritare.
Lo studio descrive come gli accordi tra i due paesi si costruissero faticosamente e come essi non costituissero una priorità per l’Italia. Con quello che l’a. definisce un «gioco delle somiglianze» (p. 69), i rappresentanti del governo tedesco-orientale ricordavano ripetutamente agli italiani che tra i due Stati erano più rilevanti gli interessi in comune di quanto non lo fossero quelli in conflitto. Dopo il riconoscimento, la Ddr smise di considerare il Pci come suo interlocutore privilegiato: era talmente interessata a costruire relazioni con il governo italiano che non guardò alla crisi economica della prima metà degli anni ’70 e alla crescita elettorale del Pci del 1975-1976 come a un’opportunità di avvicinamento. Gli osservatori tedesco-orientali erano anzi preoccupati che svanissero le opportunità per fare affari con quelle imprese che reggevano il sistema capitalistico. Al di là della retorica di Berlino Est che continuava a citare ossessivamente le motivazioni ideologiche, l’interesse tedesco-orientale si basava infatti sulla speranza di proficui accordi economico-commerciali, di cui la Ddr aveva un disperato bisogno.
Il libro costituisce senz’altro un importante contributo per la storia delle relazioni Est-Ovest: nel descrivere il complesso contesto delle relazioni tra i due paesi, l’a. sintetizza i risultati della storiografia sulle relazioni internazionali, inserendovi con cognizione le inedite informazioni raccolte in diversi archivi tedeschi e italiani. Manca forse un’attenzione verso la complessità interna della Ddr: sebbene le fonti tedesco-orientali consultate siano numerose e varie, permane una prospettiva molto italiana, che rinuncia a caratterizzare i partner tedesco-orientali o a spiegare le connessioni della politica internazionale con la realtà interna del paese.

Magda Martini