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La delegittimazione politica nell’età contemporanea, vol. 3, Conflitto politico e propaganda elettorale in Europa e negli Stati Uniti (1861-1989)

Fulvio Cammarano, Stefano Cavazza (a cura di)
Roma, Viella, 234 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2018

La delegittimazione può considerarsi una categoria storiografica a sé stante. I cura- tori ritornano su un concetto sul quale si sono cimentati in passato (Il nemico in politica, 2010), approfondendo un’intuizione di Cafagna. Partendo da un solido e originale impianto definitorio, gli aa. sottopongono a verifica l’idealtipo «delegittimazione» tramite alcuni concreti casi di studio.
Appare evidente come la lotta politica, in coincidenza di una campagna elettorale, sia il criterio più efficace per individuare sia i fenomeni sia i tentativi di delegittimazione dell’avversario. È altrettanto evidente come il fenomeno, oltre a manifestarsi in un contesto di competizione ai fini del raggiungimento del consenso, possa concretizzarsi con modalità non necessariamente finalizzate alla demolizione dell’assetto istituzionale. La delegittimazione contempla infatti diverse varianti che la rendono contigua ad altri fenomeni come la circolazione delle élite e le crisi egemoniche. Pertanto, la difficoltà a dominare con rigore un concetto così articolato risiede nella capacità di non sovrapporre fasi storiche ad alta intensità polemica con fasi di transizione, che conducono un sistema politico verso derive autoritarie. Questo crinale viene gestito con coerenza in molti dei saggi raccolti che, nonostante l’ampiezza dell’arco cronologico esaminato, individuano nell’antipatriottismo e nell’antiparlamentarismo le questioni più altamente divisive che ritornano con frequenza nei processi delegittimanti. Le due formule oppositive si rivelano, infatti, assai proficue per gli schieramenti che promuovono un ordine istituzionale alternativo a quello dominante e preparano la propria affermazione mediante l’uso di una narrazione impregnata da valori antagonisti rispetto a quelli costituenti.
A questo proposito, sono emblematiche le insidiose dinamiche politiche che in- fiammano il Regno Unito che sperimenta un’efficace delegittimazione ad personam nei confronti di uno statista dello spessore di Gladstone (Cammarano) o verso il Labour Party (Guazzaloca). Altrettanto apprezzabile è la lunga catena di processi delegittimanti che caratterizzano la Francia dalla III alla V Repubblica (Brizzi, Marchi), o la lotta politica in Germania dalla nascita alla Wende, dove la parte centrale viene inevitabilmente assorbita dalla parentesi weimariana (Cavazza). Cambiando continente, è interessante notare la di- versa accezione del concetto sviluppatasi nell’assetto statunitense, senz’altro più vaccinato contro ogni insorgenza antisistemica, dove il fenomeno assume una prevedibile declinazione di difesa dell’ordine costituzionale e del libero mercato (Baritono). Infine, è sugge- stivo il contributo sull’Italia liberale, perché dimostra quanto il linguaggio delegittimante sia endemicamente presente nel nostro dibattito politico fin dall’origine del nuovo Regno (Botta). Proprio la parabola delegittimante del primo dopoguerra italiano dovrebbe essere la successiva sfida che il concetto affronterà, soprattutto in coincidenza con il centenario dell’avvento del fascismo.

Marco Pignotti