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La Francia in nero. Storia dell’estrema destra dalla Rivoluzione a Marine Le Pen

Marco Gervasoni
Venezia, Marsilio, 317 pp., € 17,50

Anno di pubblicazione: 2017

Marco Gervasoni ha tentato una operazione storiografica molto interessante: quella di
spostare l’interesse degli studiosi dalla destra francese all’estrema destra. Finora, infatti, gli
studi più noti, da Aron a Sternhell – e relative derivazioni – hanno cercato di piegare il concetto
di destra al problema del fascismo: Aron per dimostrare che la destra francese, anche
quella più conservatrice, ne sarebbe immune; Sternhell per dimostrare che il fascismo è nato
in Francia nella seconda metà dell’800 generando una nuova destra, quella rivoluzionaria.
Gervasoni invece parte da un concetto di fondo, che è soprattutto culturale. La destra
francese, da Bonaparte a De Gaulle, è una destra che crede nella Repubblica, che crede
soprattutto nella moralità della Repubblica, in quanto fondamento morale della nazione.
La destra estrema invece ha elementi caratteristici che permangono nella storia successiva:
sfiducia nella ragione, opposizione all’autonomia dell’uomo dalla religione, critica verso la
rappresentanza politica liberale.
Questo segno iniziale è significativo: è presente nel 1798, ritorna nella destra di Maurras
e di Barrès, nella cultura filonazista di un certo fascismo francese, più di sinistra che non
di destra, ma ancora di più ostile alla cultura radicale della III Repubblica; riemerge in Vichy
con la forte componente antisemita, e anche nella fronda antigaullista dell’Oas.
È un’altra Francia, quella profonda di Giovanna d’Arco, quella che non vuole cancellare
la tradizione cristiana e che ha notevole sfiducia negli immortali principi.
Enucleato così l’oggetto dell’analisi, i problemi che si riscontrano, e di cui Gervasoni
dà conto, non sono pochi: la contiguità culturale e politica di certa destra non estrema con
quella più estrema e il problema del fascismo francese, fra tutti. In entrambi i casi, un ruolo
determinante è dato dalle dottrine corporative, che segneranno una differenza invalicabile
con il mondo radicale della III Repubblica e con la laicità, considerata suo fondamento
politico.
Sicuramente un elemento significativo nella storia francese è la presenza di tematiche e
suggestioni di destra e di sinistra mescolate assieme e «gestite» in termini autoritari e «cesaristici
»: suffragio universale, democrazia diretta attraverso i plebisciti, legislazione sociale, da
una parte, ordine, difesa della religione, idea della grande nazione, dall’altra. Da Napoleone
III a De Gaulle, passando per Boulanger e Pétain si snoda una destra che, ben prima del
sindacalismo soreliano, unisce destra e sinistra nel nome della nazione e, soprattutto, del
popolo.Merito di Gervasoni è stato quello di avere ripensato alla storia francese riconducendo
il ruolo del fascismo come categoria politica alla sua effettiva marginalità; ma sicuramente
il merito maggiore è stato quello di avere voluto costruire in maniera certamente persuasiva
una storia della cultura della destra in Francia, dei suoi miti e delle sue contraddizioni, della
sua profondità e delle sue ambiguità, rifuggendo dalle semplificazioni e dagli schematismi,
dando a una storia complessa tutto lo spessore che la complessità comporta.

Giuseppe Parlato