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La Puglia e la Prima Guerra Mondiale. Strutture e infrastrutture

Mauro Scionti
Bari, Adda, 90 pp., € 10,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume s’inserisce nel solco del rinnovato interesse per la Grande guerra scaturito
dalla ricorrenza dei cento anni dallo scoppio del conflitto e dall’ingresso dell’Italia nelle
ostilità. L’a. assume come osservatorio il contesto regionale pugliese, indagandolo nelle
trasformazioni che ne investirono la struttura sociale, insediativa, produttiva e infrastrutturale
a causa dell’impegno bellico. La periodizzazione adottata conduce dalla guerra di
Libia fino all’immediato dopoguerra, nel tentativo di sottolineare come l’instabilità balcanica,
il conflitto italo-turco e l’ingresso in guerra contro gli imperi centrali abbiano
progressivamente attribuito alla Puglia e all’Adriatico una sempre maggiore importanza
strategica rispetto al versante tirrenico, tramutandoli in immediate retrovie delle operazioni
navali.
Nell’economia di un lavoro piuttosto snello, che reca con sé un’impronta divulgativa,
emergono alcuni filoni privilegiati. L’attenzione dell’a. si concentra sulla relazione tra conflitto,
sviluppo economico e infrastrutturazione, privilegiando le realtà urbane e lasciando
sullo sfondo la condizione delle campagne e delle aree periferiche. Di conseguenza, grande
spazio è riservato alle trasformazioni che, su impulso delle commesse militari, investirono
le principali città portuali di Taranto, Brindisi e Bari e contribuirono alla ridefinizione
delle gerarchie territoriali. Taranto, già sede dell’Arsenale militare, sarebbe infatti andata
definitivamente incontro a un modello di sviluppo industriale che la avrebbe accompagnata
con alterne vicende nei decenni successivi. Brindisi, snodo commerciale che proprio
alla vigilia della guerra aveva perso la titolarità della Valigia delle Indie, assunse il ruolo di
piazzaforte militare e dovette fronteggiare l’impatto delle operazioni belliche ben oltre la
fine della guerra. Fu invece l’area barese, caratterizzata non a caso da un maggiore grado
di vivacità e dinamismo economico, a vivere in modo più problematico e contraddittorio
l’ingresso in guerra e le imposizioni militari. Minore importanza rivestono le province di
Foggia e Lecce, teatri secondari investiti principalmente dalla mobilitazione produttiva e
dall’accoglienza di profughi, feriti e sfollati.
Sullo sfondo di questo lavoro giacciono le tensioni tra le diverse polarità dello spazio
regionale pugliese, laddove alla marginalizzazione delle autonomie locali fa da contraltare
il ruolo preminente del governo centrale e degli alti comandi militari. Altri temi trattati
dall’a. riguardano i collegamenti ferroviari, il conflitto tra esigenze militari, interessi commerciali
e necessità delle amministrazioni civili. Il volume, basato prevalentemente su
fonti a stampa e sul ricorso a una bibliografia recente, riesce nel suo intento di proporre
una panoramica del rapporto della Puglia con la Grande guerra, sebbene un maggiore
ricorso alle fonti d’archivio e un più ampio spazio al periodo postbellico avrebbero consentito
di accedere a una lettura più unitaria delle interessanti suggestioni disseminate nel
volume.

 Antonio Bonatesta