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La «spagnola» in Italia. Storia dell’influenza che fece temere la fine del mondo (1918-19)

Eugenia Tognotti
Milano, FrancoAngeli, 192 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il rapporto tra guerre e malattie infettive si è riproposto ripetutamente nel corso dei secoli, ma nessun caso è forse più emblematico della pandemia influenzale, definita
«spagnola», esplosa verso la fine del primo conflitto mondiale. A questo tema l’a., ordina- rio di Storia della medicina all’Università di Sassari, ha dedicato un’opera fondamentale pubblicata nel 2002 e riproposta ora in una nuova edizione significativamente ampliata. L’influenza «spagnola» esplose in tre ondate successive: la prima nella primavera del 1918, la seconda nell’autunno e la terza nella prima metà del 1919. La malattia si propagava con straordinaria rapidità attraverso l’aria e le misure profilattiche risolutive per contenere la diffusione di altre affezioni contagiose, come il colera e il tifo, si dimostrarono del tutto inutili in questa condizione. Del resto, cosa fare contro un’arma micidiale, come un sin- golo starnuto di un paziente, in grado di immettere nell’ambiente 4600 goccioline infette che potevano rimanere sospese più di mezz’ora?
La malattia venne segnalata ai primi di marzo 1918 a Camp Funston nel Kansas, in un’area adibita all’addestramento militare di soldati in procinto di partire per l’Europa, ma era già comparsa nella costa cantabrica della Spagna, successivamente a Madrid (dove mise a letto un terzo della popolazione), diffondendosi infine a tutta la penisola iberica con otto milioni di contagiati. Ben presto venne osservata in diversi paesi europei da en- trambi i lati della linea del fronte. Fra aprile e giugno fu segnalata in Francia, Italia, Ger- mania e Inghilterra ma raggiunse contemporaneamente Scandinavia, Cina e Giappone.
Nella seconda ondata si impennò l’incidenza dei decessi che si verificarono a ritmo incalzante. Con incredulità si dovette constatare che un’affezione apparsa inizialmente come una delle tante febbri stagionali, aveva un potenziale morbigeno terrificante. Dopo l’esordio, sovrapponibile sul piano clinico a quello di un’influenza, il paziente accusava un rapido peggioramento, sviluppava una polmonite acuta a cui seguiva un’insufficienza respiratoria, spesso mortale. Alla fine delle varie ondate epidemiche, si calcola che circa un miliardo di persone furono colpite dalla «spagnola» e il numero di decessi superò ampiamente i venti milioni. La malattia trovò nella concentrazione dei soldati lungo le linee dei diversi fronti, nella loro condizione di debilitazione e malnutrizione, l’ambiente giusto per prosperare: da qui la definizione di «febbre delle trincee» con la quale venne anche etichettata.
Questa nuova edizione è aggiornata sulla base delle numerose ricerche storico-medi- che pubblicate negli ultimi anni e contiene un nuovo originale capitolo che presenta uno studio sull’evoluzione della malattia influenzale dall’età moderna fino alla «spagnola». Il libro ha il grande merito di aver raccolto in forma unitaria una messe considerevole di informazioni desunte dalle fonti più disparate (studi scientifici, lettere, rapporti medici, articoli di giornale, fondi archivistici), organizzate con maestria in un quadro narrativo che rende agevole e accattivante la lettura.

Paolo Mazzarello