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La strada di casa. Il ritorno in Italia dei sopravvissuti alla Shoah

Elisa Guida
Roma, Viella, 295 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume costituisce il punto di arrivo di una ricerca, avviata con la tesi di dottorato, sui temi della storia della deportazione dall’Italia e del ritorno dei reduci al termine del secondo conflitto mondiale.
Nella prima parte, l’a. fornisce un quadro delle categorie di cittadini italiani coinvolti in queste tragiche vicende (prigionieri di guerra, deportati politici e razziali, internati militari in Germania), degli aspetti istituzionali e politici della gestione del rimpatrio. Chiarisce le dure conseguenze derivanti all’Italia dalle condizioni di paese sconvolto da una lunga dittatura, dall’occupazione, dalla guerra civile e da una rovinosa sconfitta. Mette in evidenza la subalternità nei confronti delle potenze vincitrici e la scarsezza delle risorse, che impedirono di svolgere un’opera efficace: l’azione del governo poteva iniziare solo dal momento del reingresso in Italia dei reduci, che ne trassero un’impressione di abbandono e uno stato d’animo di risentimento e di disagio. Particolarmente difficile fu la situazione dei pochi ebrei sopravvissuti ai lager, la cui posizione specifica non era contemplata dalle istituzioni, nonostante alcune sollecitazioni al riguardo provenienti dal Comitato ricerche deportati ebrei, sorto a Roma nel settembre 1944.
La seconda parte è dedicata alle vicende del percorso verso casa dei superstiti dei campi di sterminio, una vicenda poco studiata, osserva l’a., ma dai tratti storici e umani particolarmente significativi. A suo giudizio la tardiva attenzione nei confronti dei sopravvissuti si è concentrata sull’esperienza del lager, accantonando quella del ritorno, che costituisce invece parte integrante di questa storia, perché consente di mettere a fuoco il divario tra il «mondo interno» degli ex deportati e il mondo reale, esterno ed estraneo «alla loro sofferenza e ai loro bisogni» (p. 8). In tale ambito, l’a. ricostruisce le fasi drammatiche delle marce della morte, per poi focalizzare l’attenzione sulle vicende particolari degli ebrei italiani sopravvissuti al lager di Auschwitz.
Il lavoro è sorretto da una consistente documentazione archivistica, da un’attenta lettura della memorialistica e da una significativa raccolta di testimonianze personali, che consentono di definire in modo accurato svolgimento e problemi della vicenda, narrata attraverso un abile montaggio di memorie e documenti. Tra questi merita un cenno particolare il carteggio tra l’ambasciatore in Urss Pietro Quaroni e il giovane sopravvissuto Piero Terracina, che illustra, attraverso un caso eccezionale, le potenzialità del ruolo delle istituzioni di fronte ai complessi problemi posti dal rimpatrio dei superstiti dello sterminio. Particolarmente intense appaiono le considerazioni conclusive sul significato del ritorno, considerato una tregua, con chiari riferimenti all’opera di Primo Levi. Dopo la fine del viaggio, la distanza tra i reduci e gli scampati fu segnata da un pietoso silenzio e da una persistente difficoltà di raccontare, un fenomeno noto nei suoi aspetti generali, sul quale questo volume offre un documentato contributo di conoscenza e di riflessione, capace di andare oltre la retorica della memoria.

Mario Toscano