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L’anarchismo italiano. Storia e storiografia

Giampietro Berti, Carlo De Maria (a cura di)
Milano, Biblion, 595 pp., € 35,00

Anno di pubblicazione: 2016

Il testo prende le mosse da due seminari promossi dall’Archivio Famiglia Berneri/Aurelio Chessa e dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia nel 2013 e nel 2014. È un lavoro collettivo volto a fornire un bilancio critico degli studi sul movimento e il pensiero anarchico in Italia che, solo in tempi più recenti, hanno conosciuto un certo sviluppo. Pur ripercorrendone in larga parte le vicende storiche, viene offerta una mappatura concettuale corrispondente, da una parte, a una periodizzazione dei diversi stadi di affermazione dell’anarchismo e, dall’altra, a un’articolazione per temi e interpretazioni utili alla composizione di un quadro unitario e a definire i contorni di un’identità culturale complessa.
Non disponendo della cornice di un partito, la storia del movimento libertario è più difficilmente inquadrabile sotto la lente della sola politica e necessita di strumenti multidisciplinari come quelli propri dell’indagine sociale e culturale. La storia dell’anarchismo è, infatti, storia di sociabilità e di reti di relazioni, spesso mutevoli e informali, in territori da esplorare anche nella loro accezione immateriale e non solo geografica. Un filone di ricerca essenziale è quello biografico, che permette di comprendere il susseguirsi delle diverse generazioni fino a delineare biografie collettive o ricostruire i percorsi di interi nuclei familiari, ma anche di far emergere con maggiore chiarezza il protagonismo della militanza femminile. D’altra parte, la ricostruzione della dimensione transnazionale si avvalora negli studi della global labour history e della storia dell’emigrazione fornendo intrecci metodologici e disciplinari ulteriori, così come pone la necessità di individuare fonti specifiche. Ad essere affrontati sono, inoltre, i temi più recenti posti dagli anarchist studies volti a riconsiderare i parametri dell’anarchismo classico e per lo più incentrati su motivi specifici, come quelli ecologici, o le diverse influenze artistiche e letterarie, per loro natura sfuggenti a una lettura solo politica. Particolarmente interessante è il discorso sulle fonti che, sebbene in larga parte andate disperse, sono rinvenibili, oltre che nelle carte cosiddette «nemiche» degli archivi di pubblica sicurezza, in una miriade di centri studi, archivi e biblioteche, ovvero i luoghi della memoria e dell’autoriconoscimento identitario.
Il testo curato da Berti e De Maria si inserisce nella scia di altri lavori, anche se di natura diversa, che aggiorna, come Questioni di storia del socialismo di Leo Valiani (Einaudi, 1975) o gli atti del convegno promosso dalla Fondazione Einaudi nel 1969 Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo (Fondazione Einaudi, 1971). Benché di facile e anche appassionante lettura, è uno strumento complesso, utile a definire una mappatura storiografica dell’anarchismo italiano ma anche a precisare l’utilizzo di categorie e metodologie spesso problematiche e controverse, fornendo motivi di innovazione alla ricerca in un campo ancora largamente da scoprire.

Roberto Carocci