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Laura Savelli – L’industria in montagna. Uomini e donne al lavoro negli stabilimenti della Società metallurgica italiana – 2004

Laura Savelli
Firenze, Olschki, pp. 486, euro 32,00

Anno di pubblicazione: 2004

Ribaltando in qualche modo la visione che si aveva di un mondo della metallurgia maschile o di una presenza femminile mesta e in secondo piano, Laura Savelli ricostruisce la storia della manodopera dei due sessi nei tre stabilimenti della Società metallurgica italiana, dalla fine del XIX secolo al periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale. Le vicende degli uomini e delle donne della montagna pistoiese si intrecciano con le dinamiche storico-economiche della Società metallurgica, in un connubio tra scelte aziendali e organizzazione, composizione e condizioni dei lavoratori. I cambiamenti nella gestione e nell’amministrazione degli stabilimenti si riflettevano inevitabilmente sulla vita della popolazione di Limestre, Mammiano e Campo Tizzoro e delle aree ad essi circostanti. In quanto la fabbrica era parte integrante dell’identità dei suoi lavoratori, questi ultimi si identificavano con essa, si sentivano protagonisti e coautori dei suoi successi. Dunque la fabbrica di cui ci parla Laura Savelli non era solo una fonte di reddito e di sussistenza, essa rappresentava molto di più: occasioni di ascesa sociale e professionale ma anche, e soprattutto, importante luogo e occasione di vita di relazione, sede di aggregazione e di elaborazione politica, ambito dove si ridefinivano i rapporti tra i sessi e, ancora, luogo di formazione professionale e culturale.
L’autrice, partendo dal desiderio di esaminare il lavoro industriale femminile in un settore, quello metallurgico, che non rientrava tra gli ambiti lavorativi a cui erano destinate tradizionalmente le donne, estende poi la sua ricerca a tutta la manodopera della metallurgia pistoiese, con particolare attenzione alle relazioni e ai rapporti gerarchici che si stabilivano fra uomini e donne all’interno della fabbrica; rapporti e relazioni che raramente favorivano le lavoratrici. Segregazione lavorativa, salario inferiore, esclusione dalle associazioni operaie, facili licenziamenti, scarsa considerazione da parte dei capi e degli altri operai, caratterizzavano ampiamente il lavoro femminile. Ma l’esperienza della fabbrica per le donne non è stata solo subita e non ha comportato solo un ulteriore aggravio alle loro fatiche (famiglia, casa, terra). Essa ha rappresentato anche un arricchimento poiché, come mette in luce Savelli, ha favorito in queste donne l’acquisizione di una coscienza di sé attraverso la verifica delle proprie abilità, la scoperta di nuove forme di relazione e di solidarietà che travalicavano l’ambito familiare e parentale, pur intaccando solo superficialmente le secolari resistenze familiari e sociali.
Nell’approntare questo studio Savelli fa largo uso di fonti archivistiche (documentazione dell’azienda, libri matricola), di pubblicazioni commerciali, di articoli della stampa locale, ma ciò che arricchisce e caratterizza questa analisi è il ricorso alle fonti orali, le interviste a uomini e donne che hanno fatto la storia della Società metallurgica. Essi raccontano le loro esperienze vissute in fabbrica e i riflessi che tali esperienze hanno avuto sulla loro vita: nella famiglia, nella società, nei rapporti con l’altro sesso, nelle aspettative future.

Isabella Napoli