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L’autonomia socialista e il centro-sinistra. Scritti e discorsi: 1959-1963, a cura di Stefano Caretti con Introduzione di Simona Colarizi

Sandro Pertini
Manduria-Roma-Bari, La- caita, 209 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume, come ricorda il curatore, comprende 64 documenti tra articoli di giornale (pubblicati sul «Lavoro nuovo» e «Avanti!»), relazioni congressuali, resoconti di comizi, proposte di legge e discorsi parlamentari, elaborati da Pertini tra l’ottobre 1958 (quindi prima della partenza della III Legislatura repubblicana) e il 18 dicembre 1963. Quel giorno, in una lettera a De Martino (resa pubblica dal «Lavoro nuovo» e dall’«Avanti!»), egli annunciò il voto favorevole al I Governo Moro, espresso «soltanto per disciplina di Partito». Un voto in aperto contrasto con il «convincimento» che aveva manifestato al Cc e solo per salvaguardare «la sorte del partito, sempre in cima» ai suoi pensieri, nel delicato momento della nascita del centro-sinistra «organico» (p. 194). Un’alleanza alla quale si era arrivati dopo un dialogo con la Dc tanto complesso da determinare forti contrasti all’interno della corrente autonomista di Nenni e Lombardi, che avevano manifestato una diversa concezione del mutamento del quadro politico, e la sofferta scissione della sinistra socialista di Basso e Vecchietti, che fondò il Psiup. Durante la fase dell’apertura a sinistra, come sottolinea Colarizi nell’Introduzione, furono i drammatici fatti di Genova a riportare Pertini da protagonista «sulla scena del partito e della vita politica italiana» (p. 8). A Genova Tambroni, scelto da Gronchi per traghettare la Dc fuori dal centrismo ma rivelatosi un tenace oppositore del cambiamento, aveva autorizzato lo svolgimento del congresso del Msi scatenando un’ondata di proteste in tutta Italia, repressa dalla polizia con una violenza tale da provocare la morte di alcuni manifestanti.
È nella lotta, più che nell’elaborazione di strategie politiche, che Pertini (oratore efficace e dall’indubbia personalità) diede il meglio di sé, dimostrando sempre un grande coraggio personale e una determinazione incrollabile nella difesa della democrazia nata dall’antifascismo e del socialismo. Prima giovane militante del Psu di Treves e Turati, che aiutò a espatriare, poi difensore dell’Urss di Stalin negli anni più cupi della guerra fredda, dopo i drammatici rivolgimenti del 1956 Pertini divenne a fatica autonomista, mai appiattito sulla socialdemocrazia di Saragat, né vero avversario del Pci in politica interna.
Tra i documenti pubblicati, si segnalano le condoglianze alla Segreteria di Stato vaticana dopo la scomparsa di Giovanni XXIII («Questa sera si è spenta una luce nel mondo. Essa indicava agli uomini la strada della pace e della fratellanza fra tutti i popoli della Terra, senza discriminazione alcuna […] questa sera nell’animo mio non vi sono che preoccupazioni e un’infinita tristezza», p. 155), un omaggio a Kennedy (che «aveva troncata la guerra fredda ed all’interno del suo Paese aveva posto termine al maccartismo e combattuta strenuamente la lotta razziale», p. 190) e la trascrizione del discorso pronunciato da Pertini a Genova nel 1960 di fronte a migliaia di lavoratori e studenti antifascisti, recuperata nelle carte di polizia e collocata in Appendice (pp. 197-204).

Andrea Ricciardi