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Le deportazioni femminili dall’Italia fra storia e memoria

Alessandra Chiappano
a cura di Bruno Maida, Brunello Mantelli, Milano, Unicopli, 352 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2014

Nel corso della sua carriera Alessandra Chiappano si è occupata a lungo della Shoah
e della deportazione delle donne. Il presente volume presenta la sua tesi di dottorato, pubblicata
dai curatori Bruno Maida e Brunello Mantelli (all’epoca tutor) a seguito della sua
prematura e improvvisa scomparsa – come spiegano nella prefazione, significativamente
intitolata «Per un’amica».
Nell’introduzione è subito chiaro l’obiettivo della ricerca: «esiste una specificità della
deportazione femminile, che non può essere costretta entro uno schema né rigidamente
biologico né rigidamente sociologico», ma che deve tenere conto di entrambi questi
aspetti (p. 83).
Il volume si compone di quattro capitoli. Nel primo viene ripercorso il contesto
storiografico all’interno del quale è inserito il tema, che finora risulta maggiormente approfondito
in relazione alla vicenda della Shoah e delle deportate per motivi razziali. Il
secondo capitolo si sofferma sulle fonti della ricerca: le testimonianze di ex deportate
raccolte nel corso degli anni e oggi custodite in fondi come quello del Comitato ricerche
deportati ebrei (Crde), dell’Archivio della deportazione piemontese (Adp), del Centro di
Documentazione ebraica contemporanea (Cdec) o dell’Istituto regionale per la storia del
movimento di liberazione nel Friuli e Venezia Giulia (Irsmlfvg).
Trattandosi di interviste realizzate in passato da altri e che non intendevano approfondire
il tema specifico della deportazione femminile, l’a. le ha analizzate attraverso griglie
di lettura che tenessero conto sia della testimone e dell’esperienza vissuta nei lager, sia
del contesto in cui è stata raccolta l’intervista e della figura dell’intervistatore: ha inoltre
ascoltato «non solo quello che le donne deportate hanno detto, scritto e dichiarato, ma
soprattutto quello che non hanno voluto né potuto dire» (p. 84).
Nel terzo capitolo sono descritti e analizzati i luoghi della deportazione, i campi di
transito e i lager in cui furono deportate le donne (Auschwitz-Birkenau e Ravensbrück,
principalmente). Il quarto e ultimo capitolo affronta infine il tema centrale della ricerca:
la specificità femminile della deportazione emerge in alcuni nodi tematici, quali il rapporto
tra le donne, la guerra e l’esperienza resistenziale, l’approccio alla sessualità, i contatti
con le guardie del campo e con le altre prigioniere, la percezione del proprio corpo, la
perdita della femminilità.
Nel complesso, il volume offre un’analisi puntuale e convincente della specificità
della deportazione femminile. La scelta dei curatori è stata quella di intervenire il meno
possibile sul testo, così da rispettare quanto scritto dall’a., intenzionata a ritornare sul
lavoro in vista della pubblicazione: ne risente un po’ la lettura, appesantita in alcuni
passaggi sul dibattito storiografico e sul contesto storico e da citazioni a volte troppo
lunghe. Rimane dunque il rimpianto di non poter vedere ultimato questo progetto da
parte dell’autrice stessa.

Matteo Stefanori