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Le fondamenta della Costituzione. Pietro Nenni e il Ministero per la Costituente

Emanuele Ceglie (a cura di)
Soveria Mannelli, Rubbettino, 354 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il Ministero per la Costituente, guidato da Pietro Nenni nel governo Parri, rappresenta un terreno di studio molto importante per comprendere la genesi della nostra carta costituzionale. Questo interessante volume, ben curato da Emanuele Ceglie, ci restituisce un percorso di ricerca pluridisciplinare, costituito soprattutto da storici e giuristi, che consente al lettore di farsi un’idea circostanziata sul lavoro importante compiuto nel dicastero retto dal leader socialista. Frutto di un lavoro promosso dalla Fondazione «Giuseppe Di Vagno (1889-1921)», il libro si articola in otto saggi che analizzano il ruolo di Nenni e del suo collaboratore principale in qualità di capo di Gabinetto in quell’avventura, il giurista Massimo Severo Giannini. Un focus specifico del testo è invece dedicato all’analisi giurisprudenziale relativa al grande tema del rapporto fra partiti politici e cittadinanza, che fu uno dei temi principali discussi durante quella vicenda.
Come si dimostra nei saggi, Nenni sapeva che la posta in gioco era molto alta e per questo si diede da fare per rendere popolare e riconosciuto il suo lavoro fra i cittadini. Per fare questo egli non mancò di istituire ben tre commissioni di studio, tra cui quella sulla «riorganizzazione dello Stato» analizzata con competenza da Luigi Volpe. Come dimostra questi, tali gruppi di lavoro erano eterogenei nell’orientamento dei componenti proprio per assicurare il massimo della pluralità, sia nel campo delle esperienze politiche che di quelle professionali. Per rendere concreto quel passaggio Nenni favorì la pubblicazione di un bollettino dove dovevano essere sintetizzati i risultati dell’impegno dei commissari, proprio per cercare di assicurare ai cittadini, nonostante le macerie del secondo dopoguerra, il massimo dell’informazione possibile su quanto si stava elaborando. Un approccio fecondo, che ebbe ripercussioni anche sulle sfide derivanti da una nuova economia che il paese doveva costruire nel quadro della futura alleanza atlantica e dei nuovi assetti della politica continentale, come ben ricostruisce Marina Comei. Una costituzione dove, come dimostrano in particolare i saggi di Salvo Andò, Tommaso Edoardo Frosini, Pino Pisicchio e dello stesso Ceglie, proprio sulla discussione inerente il ruolo dei partiti nella Costituzione non si sciolsero tutte le ambiguità che provenivano da interpretazioni differenti, tra cui quella di Mortati. E in quel contesto i partiti seppero comunque fornire un contributo importante, compreso quello di Nenni il cui dicastero, pur in una fase di estrema debolezza sul piano organizzativo, riuscì a fornire un apporto significativo grazie alla cultura costituzionale di molti dei suoi esponenti, analizzata nel contributo di Breschi e Ciuffoletti, a partire proprio dal già citato Giannini, e da Maria Daniela Poli.
In conclusione il volume appare come una stimolante lettura pluridisciplinare, tra storia contemporanea e diritto costituzionale, che dalla vicenda del 1945 porta il lettore a riflettere sulle cause e le motivazioni di una crisi dei partiti diventata strutturale nel XXI secolo.

Gianluca Scroccu