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Le italiane e la storia. Un percorso di genere nella cultura contemporanea

Maria Pia Casalena
Milano-Torino, Bruno Mondadori, 245 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2016

Casalena riprende, seguendo una dichiarata e compiuta analisi di genere, un suo tema: la produzione storica delle italiane. Le storiche sono infatti osservate in relazione agli storici e al contesto culturale e professionale del proprio tempo. In ogni capitolo si susseguono una presentazione della storiografia del periodo in esame, una disamina della produzione di uomini e donne e alcuni profili di storiche ritenute rappresentative. Il tutto corredato di tabelle relative alla storiografia prodotta da uomini e donne, agli scritti di donne pubblicati sulle riviste scientifiche e alla presenza femminile nelle università italiane.
L’a. propone un’«analisi la più completa possibile della produzione storiografica italiana del XIX e del XX secolo», provando a «ricomporre un panorama per molti aspetti sconosciuto, considerato spesso solo nelle sue manifestazioni di eccellenza, ricondotto forse troppo forzosamente a categorie analitiche rigide» (p. 15). In effetti il libro può essere letto sia come una rassegna assai dettagliata sia come un affresco ricco e composito, che mostra per quali vie «un laboratorio di idee, di metodi e di approcci», qual era la storiografia dell’età del Risorgimento, diviene una «scienza storica» nazionale con il suo corredo di istituti, scuole, riviste, «rivoluzioni» storiografiche e soggetti, sempre in dialogo con le correnti culturali e le istanze socio-politiche coeve, non solo italiane, nonché un campo di costante interazione fra gli storici e le storiche.
L’interesse delle donne per la storia è certo antico, ma nei decenni risorgimentali «non troviamo nel campo femminile molti equivalenti delle vette toccate dalla produzione maschile». Eppure, «se dalla storiografia “alta” ci spostiamo alla scrittura più generale della storia, allora le nostre autrici acquistano il loro spazio» (p. 29). Uno spazio che si allarga, anche se con lentezza e se assai variabili nel tempo risultano gli ambiti scelti dalle donne che aspirano a un riconoscimento da parte della comunità scientifica e accademica. Così dall’antichistica, dall’agiografia e dalla storia del Risorgimento le storiche passano, non sempre in accordo con gli orientamenti prevalenti fra gli storici, alla storia medievale e soprattutto moderna. Gli spazi nella storia contemporanea crescono solo dagli anni ’80, quando si registrano significative dinamiche all’interno della storiografia femminile come lo sviluppo della storia delle donne.
A lungo figure d’eccezione, le storiche sono aumentate di numero e la qualità dei loro lavori è cresciuta, ma spesso «sono chiamate ad occuparsi di una disciplina solo dopo la diserzione maschile» (p. 98). In sintesi, «persistenze e puntuali resistenze hanno rallentato l’ingresso e ancor più l’ascesa delle storiche in molti campi disciplinari» (p. 223). In particolare la struttura dei ruoli accademici rispetto al genere appare confermata e oggi per la maggior parte delle discipline ritroviamo «la medesima situazione del 1953: una presenza femminile a piramide, con una prevalenza di studiose nei ruoli più bassi e una forte maschilizzazione dell’ordinariato» (p. 220).

Tiziana Noce