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Le magnifiche ribelli. 1917-1921

Lorenzo Pezzica
Milano, Elèuthera, 199 pp., € 15,00

Anno di pubblicazione: 2017

Dopo l’Introduzione intitolata Dissidenti nella rivoluzione, nella quale l’a. introduce
il lettore alle vicende della Rivoluzione russa e chiarisce ragioni e passaggi del tema perseguito,
il volume si articola in sette capitoli e una breve Appendice documentaria, nel corso
dei quali viene riletta «la parabola intrapresa dalla rivoluzione russa negli anni che vanno
dal 1917 al 1921» attraverso i destini di militanti più o meno note (p. 10), alcune delle
quali anarchiche, molte ebree e tutte accomunate dall’aver in qualche modo preso parte
alle vicende rivoluzionarie innestando nella battaglia politica antiautoritaria il germoglio
dell’emancipazione femminile.
Emergono così, uno dentro l’altro a raccontare vicende rivoluzionarie e insieme vissuti
ed emozioni individuali, i profili delle magnifiche ribelli. Il primo capitolo si apre
con i prodromi della Rivoluzione e le sue vicende, narrati attraverso i ritratti di Fanja
Baron e Marija Nikiforova, mentre il secondo passa in rassegna le esistenze ribelli di
Mollie Steimer, Aleksandra Kollontaj e Angelica Balabanoff, ma anche delle meno note
Inessa Armand, Alexandra Shakol, Olga Taratuta e Galina Kuz’menko. Il terzo capitolo è
dedicato alla narrazione critica delle vicende che anticiparono e seguirono l’attentato di
Dora Kaplan, fino al giorno della sua esecuzione (4 settembre 1918) e il quarto a Maria
Spiridonova (con qualche cenno anche alle figure di Irina Kakhovskaya e di Alexandra
Ismailovič) che l’a. riscatta dalle frequenti analisi tranchant sul suo conto fino a tratteggiarne
con rara sensibilità il profilo umano e intellettuale.
Il quinto capitolo si apre con il 1921, da cui prende il titolo, annus horribilis per la
resistenza degli anarchici russi, e con la figura di Ida Mett, unica donna che partecipa alla
stesura della Piattaforma d’organizzazione dell’Unione generale degli anarchici, ma soprattutto
autrice di Souvenirs sur Nestor Machno (1948) e de La Commune de Cronstadt, crépuscule
sanglant des soviets (1948), «cento pagine fitte» (p. 121) con cui Mett si inserisce nella
polemica in corso nel 1938 circa il ruolo svolto da Trockij nella repressione della rivolta
di Kronštadt. Il sesto e settimo capitolo sono dedicati, rispettivamente, alle Lettere dalle
carceri russe, soprattutto quelle raccolte nelle memorie di Mollie Steimer particolarmente
attente alle storie delle donne incontrate in questi luoghi, e alle Poesie disubbidienti, con
un fulcro sulla poetessa rivoluzionaria Anna Barkòva. Emma Goldman è in ogni pagina,
sentinella dell’a., fonte e soggetto della narrazione.
Il centenario della Rivoluzione russa si arricchisce con questo volume di una narrazione
che dà ossigeno storiografico: andando infatti ben oltre il dichiarato intento dell’a.
– «questo libro nasce con il semplice proposito di narrare le azioni, le riflessioni e le vite
travagliate […] di alcune donne rivoluzionarie che non hanno voluto conformarsi alla deriva
autoritaria dei nuovi vincitori» (p. 9) –, il testo allarga l’orizzonte della storia ufficiale
a protagonisti meno noti, fonti inedite e temi nuovi.

Elena Bignami