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Le migrazioni forzate nella storia d’Italia del XX secolo

Luca Gorgolini (a cura di)
Bologna, il Mulino, 258 pp., € 21,00

Anno di pubblicazione: 2017

l contenuto di questo collettaneo è riassunto esattamente dal suo titolo: nove saggi affrontano altrettanti diversi casi di migrazioni forzate novecentesche che hanno avuto luogo sul suolo italiano o in ambito coloniale. L’arco temporale parte dalla prima guerra mondiale e copre fino a tutti gli anni ’90, mentre i casi presi in considerazione includono il Trentino durante la Grande guerra, il dopo Caporetto, le deportazioni attuate dalle autorità coloniali italiane in Libia e in Etiopia, la seconda guerra mondiale e le sue immediate conseguenze (argomento di quattro saggi) e l’emigrazione dalla Libia postcoloniale. L’ultimo saggio, dedicato al diritto d’asilo in Italia, ricostruisce gli sviluppi normativi e nel sistema d’accoglienza negli anni ’90.
Come spesso accade, la tipologia e la qualità dei saggi variano non poco. Ceschin e Pupo essenzialmente ricapitolano la storiografia su argomenti di cui sono stati protagonisti negli anni passati, proponendo lavori di sicuro interesse per un lettore che si accosti a essi per la prima volta; altri saggi invece introducono ricerche in corso sulla base di fonti d’archivio, come quelli di Frizzera sul Trentino e di Sanfilippo sui profughi e i rifugiati presenti nella penisola subito dopo la seconda guerra mondiale. Di sicuro interesse sono pure i due saggi di argomento coloniale e postcoloniale, quello di Cresti sui «profughi dalla Quarta Sponda» (che però non contestualizza il destino degli italiani in Libia nel più ampio quadro dell’esclusione, e talvolta dell’espulsione, deglieuropei residenti nei territori decolonizzati dopo il 1945) e quello di Ertola sulle migrazioni forzate come strumento repressivo da parte delle autorità coloniali italiane. Gorgolini e Di Luca pure presentano ricerche in corso, il primo sullo sfollamento delle città italiane in risposta alla guerra aerea e il secondo sui profughi italiani ospitati nella Repubblica di San Marino durante la seconda guerra mondiale.
Il volume, nel complesso utile e interessante, presenta nondimeno alcune debolezze. In primo luogo, il concetto di «migrazione forzata» è usato in maniera abbastanza lasca, col dichiarato (e lodevole) intento di proporre uno «sguardo complessivo» (p. 8) ma senza distinguere tra gli eventi migratori «temporanei» e quelli che hanno invece avuto conseguenze «permanenti». In secondo luogo, la breve nota introduttiva si limita a riassumere i contenuti del volume; manca un vero tentativo di tirare le fila del discorso discutendo le implicazioni interpretative delle novità storiografiche proposte e inquadrando queste ultime nella più ampia vicenda, europea e globale, delle migrazioni forzate novecentesche (significativamente mancano del tutto le conclusioni). Per qualche motivo, infine, non vengono fornite informazioni biografiche di alcun tipo sulla maggior parte degli autori (ve ne sono solo alcune, molto brevi, sul curatore nella quarta di copertina). In ultima analisi, dunque, la veste editoriale proposta non rende pienamente giustizia alla qualità delle ricerche proposte nel volume.

Antonio Ferrara