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Le origini della Comune di Parigi. Una cronaca (31 ottobre 1870-18 marzo 1871)

Innocenzo Cervelli
Roma, Viella, 406 pp., € 49,00

Anno di pubblicazione: 2015

La costante oscillazione tra instabilità «democratica» e restaurazione dell’ordine, mai
cessata dal 1789 e approdata al cesarismo di Napoleone III, precipitò nella disfatta di
Sedan il 2 settembre 1870. L’a. scava nel tormentato corso degli eventi da ottobre 1870
alle elezioni dell’8 febbraio 1871, dalle quali emerse la frattura tra paese rurale, maggioritario
nell’Assemblea di Bordeaux, e capitale repubblicana e ostile alla cessione dei tre
dipartimenti dell’Est.
Umiliata dalla sfilata degli ulani prussiani a Champs-Elysées, più che da fame, freddo
e bombardamenti, Parigi esplose il proprio esasperato conflitto col governo il 31 ottobre
all’Hotel de Ville, oggetto della prima meticolosissima ricostruzione dell’a. Cinque mesi
dopo, la decisione di Thiers di riportare l’ordine fallì, per l’ammutinamento della truppa,
la resistenza dal basso e la fraternizzazione di soldati e operai, innescando quella che
Cervelli definisce la «rivoluzione comunalista»: il Comitato centrale dei battaglioni della
Guardia nazionale si trasformò in potere di fatto ma anche in tensione coi sindaci dei
venti arrondissemnts, sino all’elezione del nuovo Consiglio municipale il 26 marzo 1871.
Questo – diretto da repubblicani, blanquisti e internazionalisti – fu la Comune che volle
molte e diverse cose insieme: il consolidamento rivoluzionario della Repubblica (fondata
sull’autonomia delle diverse Comuni aderenti al Contratto costituzionale nazionale e
sull’associazione federalistica), la fine dello Stato centralizzatore sopravvissuto all’ancien
régime e la distruzione del sistema di scambi e rapporti di produzione.
Autonomia dal basso, decentramento e partecipazione della rivoluzione comunalista
furono schiacciati alla maniera giacobina, ignorando i contadini e allargando la frattura
tra capitale e Francia rurale. Il blocco versagliese era deciso a battere la Comune, divisa tra
anime socialiste, repubblicane patriottiche e radicali, repubblicane moderate (Gambetta,
Hugo, Clemenceau), con queste ultime risolute a cercare un’impossibile riconciliazione,
considerata dall’a. sterile posizione mediana e trattativista. Cervelli sospetta, con Jean
Allemane, che la partita si fosse giocata e perduta il 18-19 marzo, come poi confermato
dalla brochure Hommes et Choses de la Commune: Récits et Portraits.
Da maestro l’a. padroneggia una mole impressionante di fonti e resuscita splendidamente,
sulla scia di Louise Michel, la dimensione corale delle iniziative dal basso e la
rete microterritoriale del potere rivoluzionario. Mostra così che la Comune si affermò ben
prima del 18 marzo e che la gestazione si era avviata il 31 ottobre 1870, quando Flourens
aveva proclamato il Comitato di salute pubblica contro l’ignavia del governo e invocato
république, patrie et emancipation communaliste.
Da quel momento, ogni passaggio è ricostruito dall’interno della psicologia degli
attori storici. A metà fra Ranke e Tolstoj, Cervelli ha inteso «rendersi conto» di ogni contrasto
e conflitto tornando al wie es eigentlich gewesen: ha restituito la discontinuità caotica
della vita, redimendo la realtà da ogni illusione di necessità o di progresso.

 Michele Battini