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Le relazioni internazionali dopo la guerra fredda 1989-2017

Antonio Varsori
Bologna, il Mulino, 260 pp., € 23,00

Anno di pubblicazione: 2018

Come l’a. stesso spiega, si tratta di una sorta di spin off del suo recente manuale di storia delle relazioni internazionali novecentesche, apparso nel 2015 per lo stesso editore.
La forma è quindi quello di un agile libro di testo che affronta in chiave storica gli ultimi (quasi) trent’anni. Giustamente egli afferma che c’è al proposito una scommessa aperta: quella di rendere il senso di una lettura storica anche a proposito di eventi così vicini, rispetto a cui è difficile una consapevolezza del passare del tempo, soprattutto presso le giovani generazioni.
Come si può immaginare, soprattutto per chi conosca l’autorevolezza riconosciu- ta dell’a., abbiamo quindi un resoconto solido e informato, sintetico ma non evasivo.
Le dimensioni geografiche sono tendenzialmente globali, dichiarando di voler sfuggire a un’ottica soltanto euro-americana: in effetti capitoli o paragrafi sono dedicati a regioni periferiche. Si apprezza anche un certo sforzo di equilibrio tra dimensioni militari, diplo- matiche ed economiche. Su questo elemento narrativo comunque poco c’è da discutere, se non da apprezzare l’intenzione e cogliere la non banale informazione proposta.
Si potrebbe ragionare un poco invece delle scelte periodizzanti, che come sempre danno un peso anche interpretativo all’opera. La decisione di muoversi dal 1989 testimo- nia della persistente centralità della guerra fredda nella visione dell’a.: la sua fine avrebbe modificato fortemente la realtà, infranto una sorta di «ordine» e portato all’interno di una stagione meno definita e certa nei suoi confini. In questo senso, il volume prende implicitamente una posizione diversa rispetto alla crescente diffusione di una lettura per cui la crisi sistemica cruciale che spiegherebbe il nostro tempo sia più quella del decennio ’70 che non quella del 1989-1991. L’organizzazione successiva del racconto è conseguen- te, ma anche in parte originale. Il periodo è diviso in tre fasi: una prima segnata dalla «illusione» – qui il giudizio è netto – di un «nuovo ordine mondiale» basato sull’Onu e il diritto, precipitato negli attentati del settembre 2001 (le citazioni sono dai titoli delle parti del volume). La fase 2001-2008 avrebbe così visto un «drammatico risveglio» da quelle illusioni, con la faticosa reazione americana alla minaccia terroristica, l’incertezza del modello europeo e la nascita di nuovi attori. Infine, l’ultima stagione sarebbe segnata dalla crisi economica innescata nel sistema finanziario americano dal 2008 e quindi la sua cifra sintetica fino ai giorni nostri oscillerebbe tra una nuova «età delle crisi» e un ritorno al «concerto delle potenze» (le pagine conclusive del libro accennano a un possibile para- gone con la situazione di fine ’800: un impero marittimo globale solido ma minacciato, alcuni Stati emergenti economicamente e politicamente o anche militarmente, un nuovo scramble for Africa sul piano delle risorse, un vecchio impero multinazionale mitteleuro- peo – ora un’unione incompiuta di Stati come l’Ue – in crisi… ). Insomma, fantasmi piuttosto minacciosi.

Guido Formigoni