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Le sfide della pace. L’Onu e l’Italia per una World Community (1945-2015),

Luciano Tosi (a cura di)
Assago, Wolters Kluwer/CEDAM, 348 pp., € 39,00

Anno di pubblicazione: 2017

Da molti anni, un buon numero di storici delle relazioni internazionali ha dedicato
la propria attività di ricerca allo studio delle organizzazioni internazionali, cercando sistematicamente,
e con successo, di ampliare gli orizzonti di una disciplina tradizionalmente
più incline a studiare la politica estera degli Stati nazionali e meno attenta al ruolo delle
istituzioni multilaterali. Oltre a Carla Meneguzzi Rostagni, Luciano Tosi e la sua scuola
sono senz’altro gli esponenti più attivi e rappresentativi di questo gruppo, come testimonia
la loro ricca produzione scientifica di cui questo volume costituisce un nuovo,
apprezzabilissimo risultato.
La prima parte del volume contiene una serie di analisi che ripercorrono il progressivo
ampliamento della sfera d’azione dell’Onu. Come ampliamente sottolineato dalla
letteratura, l’Onu è raramente riuscita ad assolvere il principale compito per cui è stata
creata – il mantenimento della pace e della sicurezza – ma ciononostante ha assunto
un’importanza crescente in una vasta gamma di altri campi della politica internazionale.
Gli aa. ripercorrono le difficoltà e i successi che hanno accompagnato il cammino dell’Organizzazione
lungo questo percorso, soffermandosi soprattutto sulla protezione dei diritti
umani e sulla cooperazione allo sviluppo. Del ruolo svolto dall’Onu in quest’ultimo ambito
Lorella Tosone, Angela Villani e Sara Lorenzini descrivono con precisione gli aspetti
collegati, rispettivamente, alla demografia, alla sicurezza alimentare, e alla protezione ambientale.
Un ultimo saggio di Pietro Gargiulo si sofferma poi sulla crescente importanza
delle operazioni di peacekeeping dopo la fine della guerra fredda. Buona parte di questa
prima sezione è attraversata, come filo conduttore, dalla tensione tra lo sforzo di costituire
un ordine internazionale condiviso il più ampiamente possibile e la tenace difesa degli
interessi nazionali.
Nella seconda parte del volume viene invece studiato il modo in cui l’Italia ha adeguato
la sua politica estera alle progressive trasformazioni dell’Organizzazione, con risultati
positivi ma anche discontinui. Come sottolineano i titoli di alcuni saggi, il rapporto
tra Italia e Onu è stato caratterizzato da «aspirazioni […] difficoltà» (p. 261) e da
«luci e ombre» (p. 285): alle ambizioni di svolgere un ruolo di primo piano all’interno
dell’Organizzazione, infatti, non sono sempre corrisposte scelte politiche coerenti, anche
se nell’ambito delle operazioni di mantenimento della pace in effetti l’Italia si è progressivamente
ritagliata un ruolo di notevole spicco. Questo attivismo ha consentito all’Italia,
come sottolineano Tosi e Pirozzi nel saggio conclusivo, di impedire che l’Onu procedesse
a una riforma del Consiglio di Sicurezza che la penalizzasse eccessivamente. Dalla lettura
dei saggi della seconda parte del volume, però, resta una sensazione ben nota agli studiosi
della politica estera italiana: quella di un costante, faticoso, e non sempre riuscito sforzo
per affermare la propria presenza in consessi internazionali che tendono invece a relegare
l’Italia in posizioni di secondo piano.

Leopoldo Nuti