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Les Italiens à Bône (1865-1940). Migrations méditerranéennes et colonisation de peuplement en Algérie

Hugo Vermeren
Rome, École Française de Rome, 628 pp., € 36,00

Anno di pubblicazione: 2017

La storia della presenza italiana in Algeria è stata a lungo poco frequentata, come è
noto, anche dalla storiografia francese, per molto tempo vittima dell’eredità della guerra
di decolonizzazione, come ricorda Marie-Claude Blanc-Chaléard nella Prefazione. Questa
disattenzione non è tuttavia giustificata dall’assenza di legami fra la penisola e le coste
algerine, che erano destinazione consuetudinaria delle rotte mediterranee del corallo in
partenza dai porti della Toscana e dell’Italia meridionale già prima della conquista francese.
La scelta di Bona, come osservatorio privilegiato per l’immigrazione italiana è infatti
ben motivata dall’importanza dell’apporto di quest’ultima all’evoluzione sociale e politica
della città, già individuata da David Prochaska nel 1990 come oggetto della sua esemplare
ricerca sui percorsi di nazionalizzazione dell’Algeria francese. Anche questo studio si colloca
nella più vasta indagine sulla colonizzazione europea, attraverso la ricostruzione delle
connessioni fra colonizzazione marittima e dinamiche del popolamento coloniale, di cui
gli italiani furono protagonisti a Bona. Un secondo obiettivo riguarda l’analisi dei processi
d’integrazione all’interno della dicotomia indigeni/europei insita nella storia coloniale,
sulla base degli interrogativi riguardanti le modalità di costruzione di un’appartenenza
nazionale «algerina», ma anche «coloniale» che sarebbe divenuta franco/algerina.
La ricerca si fonda sull’utilizzo di un’imponente base documentaria, ma anche sul
confronto con i principali precedenti metodologici, discussi dall’a. e applicati con risultati
particolarmente felici nell’indagine sui processi di naturalizzazione e sulle dinamiche
dell’insediamento urbano degli italiani. Circa i primi, decisivo risulta l’intervento delle
leggi varate a partire dal 1876 per la francesizzazione della pesca del corallo, che, riservando
al solo naviglio con bandiera francese la principale attività svolta dagli italiani, produssero
la loro naturalizzazione in massa. La legge del 1888, con il divieto di pesca per le
navi straniere entro tre miglia dalla costa, e la successiva legislazione sulla naturalizzazione
approvata nel 1889 decretarono poi l’«evaporazione» definitiva degli italiani, sulla base
della doppia esigenza politica della Francia in Algeria, quella del popolamento e quella
dell’integrazione nazionale.
Nell’analisi dell’insediamento, le metodologie della storia urbana sono utilmente
applicate per ricostruire la distribuzione spaziale degli italiani e le tipologie sociali prevalenti
nelle varie zone della città: la vecchia casbah, la città nuova francese e i sobborghi
residenziali; e per spiegare le dinamiche che hanno presieduto alla conquista del controllo
politico della municipalità da parte di un solido gruppo clientelare di discendenza italiana,
fin dai primi del ’900. Si tratta di una ricerca importante e innovativa, di cui sarebbe
auspicabile un’edizione più snella, magari anche in italiano.

Patrizia Audenino