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L’Europa corporativa. Una storia transnazionale tra le due guerre mondiali

Matteo Pasetti
Bologna, Bononia University Press, 336 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2016

Questo ricco volume colma un vuoto negli studi sul fascismo. Propone infatti una
ricostruzione transnazionale del fenomeno corporativo, come fatto «politicamente determinante
», capace cioè di segnare profondamente l’esperienza storica del periodo interbellico,
in connessione funzionale con i fascismi e le dittature europee mediterranee e
transatlantiche. Particolarmente apprezzabile è l’equilibrio con cui l’a. segnala la centralità
del tema corporativo, in un quadro di rilevanze storiche e storiografiche mai sbilanciato,
in grado di tenere insieme le dimensioni culturali, politiche e legislative. Il libro rielabora
un denso materiale di indagine ed evita di riproporre aspetti più conosciuti come le varie
«teorie» del corporativismo italiano.
Il quadro che ne risulta è poliedrico, aggiornato e ricco di spunti, ma anche organizzato
intorno a precise linee interpretative, a partire dal chiarimento concettuale circa
la stratificata polisemia nell’uso del concetto di corporativismo nelle diverse esperienze
nazionali, motivando con l’intensa circolazione di modelli e progetti corporativi in periodo
interbellico l’adozione di un’ottica internazionale di analisi. L’indagine ha un raggio
geograficamente ampio – pur incentrato sul caso italiano – e temporalmente limitato: tra
il primo dopoguerra e la caduta dei fascismi si colloca il «momento» di risonanza dell’ipotesi
corporativa quale risposta alla crisi dei regimi liberali.
L’attenzione per le formule di rappresentanza degli interessi che attraversa l’Europa
del dopoguerra si distingue nettamente, per l’a., da precedenti filoni organicisti e laburisti,
poiché raccoglie l’eredità della Grande guerra in termini di centralità della produzione
industriale. Su questo passaggio cruciale viene imperniata la lettura del vario fronte corporatista,
all’interno del quale emerge la soluzione autoritaria adottata dal fascismo con
Rocco. È la stretta connessione del corporativismo autoritario con il fascismo – che ne
ha fatto l’oggetto di una attenta operazione di «marketing» politico – a determinarne il
tramonto, sconfitto dal modello di integrazione sociale centrato su welfare e democrazia
di massa.
L’accento sul periodo interbellico costituisce un aspetto centrale della tesi interpretativa,
che si distingue esplicitamente dalle ipotesi sulla continuità di culture e prassi
corporative nei primi decenni repubblicani. Così come il rilievo attribuito agli anni ’20
per l’elaborazione di soluzioni corporative tende a ridimensionare l’enfasi posta sugli effetti
della crisi del 1929 come innesco dell’interesse per soluzioni stataliste quali antidoto
alle insufficienze del capitalismo liberale. Questa e altre letture sono argomentate con
equilibrio; dunque, anche le osservazioni critiche che si possono muovere – lo spazio
ridotto riservato all’azione di Mussolini, il ruolo limitato attribuito al mondo cattolico,
la profondità delle cesure adottate – sono il segno della ricchezza di materiali offerti alla
riflessione da un lavoro importante, destinato a costituire un punto di riferimento per gli
studi sul tema

 Laura Cerasi