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L’idea di democrazia progressiva nella stampa mazziniana. «Il Dovere» e altri giornali repubblicani

Francesca Pau
Roma, Carocci, 251 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2015

di diversi studi su Giorgio Asproni, si propone in questo volume un duplice intento:
da un lato una ricostruzione a tutto tondo della vicenda del periodico mazziniano «Il
Dovere», nella prima fase della sua attività, e dall’altro l’utilizzo di questa esperienza come
«categoria di lettura di tutto il vivere civile» (p. 233).
I due piani di lavoro, tuttavia, non sempre appaiono perfettamente sovrapponibili
e lo sforzo di sistemazione teorica, ispirato agli studi di Viroli, Mastellone e Mattarelli,
pare più di una volta avere la meglio sulla ricostruzione storica dei dibattiti ospitati sulle
pagine del giornale, che per altro l’a. ricostruisce fedelmente, a volte anzi con un’adesione
mimetica persino nelle movenze stilistiche alle argomentazioni dei protagonisti.
Al di là degli obiettivi teorici dell’a. è indubitabile che le pagine del «Dovere» rappresentano
una chiave d’accesso privilegiata alla cultura politica democratica italiana negli
anni ’60 del XIX secolo, basti pensare alla polemica tra Alberto Mario e Federico Campanella
a proposito del saggio On Liberty di John Stuart Mill. Una cultura politica che
affonda le proprie radici nella tradizione repubblicana classica ma che non per questo è
impermeabile al liberalismo radicale anglosassone, alle correnti più avanzate della democrazia
francese o anche all’internazionalismo anarchico di Bakunin.
«Il Dovere» non vuole peraltro essere semplicemente un organo di dibattito teorico.
Al contrario, ampio spazio hanno nelle sue pagine le discussioni legate ai temi politici di
attualità: dal brigantaggio alla convenzione di Settembre, sino alle questioni di politica
internazionale, come la guerra di secessione americana, o l’effimera esperienza dell’Impero
del Messico, lette come episodi di una lotta globale tra le forze della reazione e quelle
del progresso.
Ma il cuore dei dibattiti che animano il periodico democratico genovese è rappresentato
dal rapporto con le istituzioni e dalla possibilità di una Sinistra se non di governo
quanto meno integrata nell’ordine costituito e disponibile a svolgere la propria attività
accettando il quadro politico dato. Un’ipotesi che in questi anni tenta più di un esponente
della Sinistra rivoluzionaria – e che troverà la sua manifestazione più nota nella polemica
tra Mazzini e Crispi su «monarchia e repubblica» – cui la maggior parte dei collaboratori
del «Dovere», a partire dallo stesso Campanella, risponderanno con quel «riformismo
condizionato» che non implica la rinuncia all’orizzonte rivoluzionario e repubblicano (e
anzi da molti punti di vista lo presuppone), che sarà una delle caratteristiche costitutive
della galassia democratico-repubblicana in età liberale, e anche oltre.

Pietro Finelli