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L’ingrata progenie. Grande guerra, Massoneria e origini del Fascismo (1914- 1923)

Gerardo Padulo
Siena, Nuova Immagine, 208 pp., € 30,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il volume s’inserisce nell’ormai ricco panorama degli studi sul ruolo della massoneria nella storia d’Italia. Per mezzo di documentate ricerche di diversi studiosi, questi lavori hanno introdotto le vicende massoniche nazionali nel dibattito storiografico, arricchendo quanto già tracciato dai lavori pionieristici dei decenni precedenti. Uscita dall’ambito strettamente «iniziatico» (ovvero caratterizzato da studi per lo più agiografici e privi di riferimenti documentari condotti, talvolta anche con generosità, da esponenti e militanti dell’istituzione) la storia della Libera Muratoria è entrata a pieno titolo nella ricostruzione scientifica dell’età contemporanea.
Gerardo Padulo appartiene a questo ambito storiografico, avendo dedicato ampia parte delle sue ricerche alla vexata quaestio della relazione tra fascismo e massoneria. Tema non facile, come lo stesso a. ci spiega, a causa della scarsità delle fonti documentarie: ora per oggettiva irreperibilità, ora per limitata accessibilità. Tema di grande attualità, visto il centenario della nascita dei Fasci. Una nascita che l’a. fa risalire al periodo della neutralità italiana, con la fondazione del «Popolo d’Italia» attraverso il contributo di un Grande Oriente desideroso, ricorda Padulo con un’arguta espressione, di «garibaldinizzare» il so- cialismo italiano. Il volume prosegue illustrando il dibattito postbellico all’interno delle logge, ovvero lo scontro tra i massoni rinunciatari o «bissolatiani» e quelli dalmatofili o «sonniniani», che l’a. pone all’origine del fattivo e militante sostegno di un palazzo Giustianiani ormai «votato a destra» alla fondazione della creatura di Mussolini. Dopo aver individuato in autorevoli massoni al governo e nelle forze armate i responsabili della militarizzazione e dell’armamento dello squadrismo, Padulo dedica qualche pagina all’ap- poggio massonico alla Marcia su Roma.
La tesi di fondo è che la massoneria, terrorizzata dal pericolo bolscevico ma anche desiderosa di rinvigorire l’appannato ruolo di regista occulto della politica nazionale, ten- tò prima di «democratizzare» il fascismo e poi di adattarsi alla situazione. Salvo venire da questo liquidato dopo l’ascesa al potere (da cui il titolo del volume). In sintesi, è uno studio molto denso. In pratica si tratta di due volumi: il testo e le note, vastissime e ricche non solo di riferimenti archivistici e bibliografici ma anche di ampie descrizioni e appro- fondimenti. La vis polemica dell’a. talvolta ci pare eccessiva, soprattutto laddove contesta tesi altrui; certe deduzioni (soprattutto riguardo l’appartenenza di questo o quell’espo- nente politico alla massoneria) non sempre ci convincono; il successivo «ravvedimento» antifascista della massoneria (o di parte di essa) ci sembra troppo sfumato. Il volume resta tuttavia portatore di una tesi stimolante, ben argomentata e supportata da un’amplissima e decennale ricerca documentaria a tutto campo. Una tesi che sarebbe interessante vedere svilupparsi ben oltre la data fatidica della Marcia su Roma.

Marco Cuzzi