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L’Italia alla rovescia. Ricerche sulla caricatura giornalistica tra il 1848 e l’Unità

Sandro Morachioli
Pisa, Edizioni della Normale, 365 pp., € 35,00

Anno di pubblicazione: 2013

Volume brillantemente concepito e scritto e altrettanto ben illustrato. Le oltre 150 immagini che riproduce si candidano a costituire una delle più intelligenti e originali antologie su due cruciali generazioni di giornali a figure italiani – quella del lungo 1848 (che a Genova e Torino prosegue nei primi anni ’50) e quella, già a traino milanese, successiva al 1856 – cogliendo in un unico sguardo sia la satira politica che l’illustrazione umoristica, i loro ascendenti locali e internazionali (dall’Inghilterra del ’700 alla caricatura rivoluzionaria alla Francia degli anni ’30 e ’40), le ibridazioni reciproche tra i due filoni e le contiguità, finora poco esplorate, tra questi e altri ambiti della produzione visiva (come l’allegoria, la pittura sacra, di storia o di genere). Opera di uno storico dell’arte, questo studio guarda oltre il crinale dei confini disciplinari e finisce per risultare una lettura di sicuro interesse anche per gli storici. La scelta di lavorare su immagini di consumo e di produzione seriale, infatti, porta l’a. a rapportare i metodi dell’analisi formale e gli interrogativi d’impronta più strettamente storico-artistica, a cui sottopone i suoi casi di studio (il milanese «Lo spirito folletto»; il genovese «La strega», poi «La maga»; il romano «Don Pirlone» e la sua ripresa torinese in volume; il torinese «Il fischietto»; i milanesi «L’uomo di pietra» e «Il pungolo»), non solo con i mutevoli contesti politici e giuridici preunitari (e coi connessi episodi di censure, processi e pressioni istituzionali) ma anche – e sta qui una delle più interessanti novità della ricerca, ispirata ai lavori di Philippe Kaenel sugli illustratori svizzeri e francesi della stessa epoca – con le concrete strutture produttive, le tecniche e le professioni dell’editoria e, in particolare, del giornalismo illustrati. Perciò la ricostruzione, assai minuta, delle genealogie di temi, stili e gusti (di singoli autori, testate e, forse meno di quanto si desideri, pubblici) – una linea filologica che induce spesso l’a. a ribaltare i più scontati rapporti di filiazione e dipendenza di schemi visivi tra generi maggiori e minori, rivendicando al ricchissimo serbatoio iconografico dei giornali illustrati un ruolo di inaspettato motore, e non solo riflesso, degli immaginari ottocenteschi – si intreccia sempre con un interesse per la dimensione sociale del fenomeno. Grazie a un’attenzione costante ai percorsi biografici di personaggi più e meno noti, l’a. restituisce così la varietà, oltre alla volubilità delle fortune, degli impieghi e delle pratiche di lavoro in un settore che, al di qua dell’industrializzazione impressa dagli anni ’60 da Sonzogno, vede per la prima volta emergere, dalla selva di disegnatori (spesso anonimi), incisori, litografi attivi nelle imprese editoriali della Restaurazione, il caricaturista come professione autonoma e riconosciuta: con diritto di firma, sempre più specifiche modalità d’ingaggio e compiti non subalterni nel quadro del lavoro redazionale.

Alessio Petrizzo