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L’Italia e l’ascesa degli Stati Uniti al rango di potenza mondiale. Diplomazia, dibattito pubblico, emigrazione durante le amministrazioni di William McKinley e Theodore Roosevelt

Gian Paolo Ferraioli
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 575 pp., € 55,00

Anno di pubblicazione: 2013

In un quadro accademico che, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e della guerra civile americana, ha visto la ripresa di ricerche, pubblicazioni e convegni sul tema dei processi di nation e state-building fra Italia e Stati Uniti, il volume di Ferraioli amplia l’analisi storica alle vicende del periodo a cavallo fra ’800 e ’900. La guerra ispano-americana nelle Filippine e l’indipendenza cubana, l’apertura del Canale di Panama e il corollario Roosevelt alla dottrina Monroe, l’elaborazione della politica della open door e la sua applicazione in diverse regioni, in Cina come nel corso della prima crisi marocchina – temi già ampiamente affrontati dalla storiografia non solo statunitense – sono ricostruiti dal punto di vista della politica estera e della diplomazia italiana. L’ascesa degli Stati Uniti al rango di potenza mondiale impose all’Italia di considerare le relazioni internazionali postunitarie dentro rapporti di forza che avevano dimensione mondiale nella misura in cui erano contraddistinti da un inedito spessore economico. In questo senso il volume ha il merito di mostrare come la politica estera dell’Italia liberale e giolittiana non fosse rivolta esclusivamente al mondo europeo, ma si collocasse dentro un orizzonte internazionale più ampio, euro-americano.
Pur accettando la tesi che fino alla prima guerra mondiale le relazioni tra le due nazioni si erano limitate a contatti marginali, l’a. non solo mostra che i rapporti tra Stati Uniti e Italia non erano di poco conto, ma evidenzia anche come questi offrissero a politici e diplomatici italiani la possibilità di comprendere le prospettive di sviluppo e trasformazione della geografia politica mondiale e la posizione e il potenziale ruolo della nazione italiana in questa geografia. È questo un aspetto rilevante del volume: non tanto la vicenda internazionale statunitense che è ricostruita su una letteratura secondaria conosciuta, quanto la ricostruzione del punto di vista italiano sulla politica estera americana attraverso un ampio e puntuale uso di fonti documentarie dell’Archivio centrale dello Stato e dell’Archivio storico del Ministero degli Affari Esteri. Dinanzi a una nazione in ascesa verso il ruolo di grande potenza mondiale – nonostante l’amministrazione Roosevelt si muovesse nella direzione di fare di Roma una capitale europea sempre meno vicina agli alleati austro-tedeschi e sempre più rivolta alle potenze occidentali – l’Italia mostrava evidenti difficoltà e limiti nell’elaborazione di una politica estera efficace, soprattutto in termini di finalità economiche e commerciali, come emergeva anche dalle imprese coloniali sul territorio nord-africano.

Matteo Battistini