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L’Italia sotto tutela. Stati Uniti, Europa e crisi italiana degli anni Settanta

Lucrezia Cominelli
Milano, Le Monnier, 352 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2014

Frutto di una solida ricerca archivistica il volume affronta una serie di questioni
che ruotano attorno alla cesura periodizzante degli anni ’70. Il punto di forza dell’analisi
proposta dall’a. investe la lettura di lungo periodo a partire dalle scelte fondanti del dopoguerra
e dai caratteri costitutivi della Repubblica italiana: «Tra la fine degli anni Quaranta
e l’inizio dei Cinquanta il rapporto con gli Stati Uniti giocò un ruolo cruciale nella ridefinizione
dell’Italia post bellica. […] L’ancoraggio all’Occidente comportò tuttavia anche
gravosi vincoli per il nostro paese: la NATO innanzitutto, se rappresentava uno “strumento
emancipativo” fondamentale per riacquisire una legittimazione internazionale, pure
legava tale emancipazione all’obbligo di accogliere basi e contingenti militari stranieri sul
territorio italiano, affidando la difesa della propria sicurezza a un sistema strategico gestito
in larga parte da altri paesi» (p. 1). Un punto di partenza che è un crocevia tra quadro
interno e contesto internazionale, un terreno nel quale si sviluppa una dialettica continua
tra attori, intelligenze, forze politiche ed economiche.
Contrariamente a quanto il titolo potrebbe far supporre l’a. valorizza il contributo
della classe dirigente italiana, la ricerca di uno spazio possibile, autonomo e significativo
all’interno delle compatibilità offerte dal sistema bipolare. Si tratta di acquisizioni che rimandano
a una storiografia internazionale consolidata che sostiene e rafforza le pagine del
volume. Guardare dentro gli anni ’70 con l’obiettivo di uscire dalle semplificazioni e dai
facili giudizi: un paese a sovranità limitata da un lato, il peso di una peculiare traiettoria
del sistema politico italiano che vivrebbe in una sorta di zona franca non condizionata o
condizionabile dall’altro. È l’incontro tra i due piani che aiuta a periodizzare il decennio
in una successione di capitoli che si snodano a partire dalla centralità della crisi del 1973
e dal peso dell’amministrazione Nixon. «Con la diffusione della percezione dell’Europa
mediterranea come area eminentemente instabile, dagli sviluppi imprevedibili e potenzialmente
pericolosi per l’equilibrio internazionale, stabilizzare il quadro italiano divenne
per il governo americano una priorità. Regnava tuttavia la più grande incertezza circa le
misure concrete con cui realizzarla» (p. 165).
I partiti italiani sono i protagonisti del confronto con l’altra sponda dell’Atlantico;
significativi i richiami al ruolo e alla funzione delicata di Moro e Berlinguer nelle terre di
confine tra certezze del passato e sfide incalzanti di un tempo nuovo; ridimensionati efficacemente
i richiami a trame oscure di golpe o colpi di Stato. Meno convincenti le pagine
conclusive dove lo spessore interpretativo sfuma, spesso surrogato da espressioni scontate:
«Alla metà degli anni Settanta i vincoli internazionali che impedivano una stabilizzazione
del quadro italiano attraverso la convergenza dei due maggiori partiti non erano dunque
affatto diminuiti, piuttosto aumentati» (p. 243).

Umberto Gentiloni Silveri