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Ludovico Testa – I gerarchi del Terzo Reich – 2005

Ludovico Testa
Firenze-Milano, Giunti, pp. 127, euro 6,90

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume appare nella ?Collana XX Secolo?, una delle prime iniziative editoriali in Italia che abbia puntato sulla possibilità di conciliare serietà e affidabilità di una storiografia ?scientifica’ con l’offerta d’informazione storica a un pubblico più vasto, al di là di una cerchia più o meno ristretta di studiosi della materia. L’?affidabilità scientifica’ della collana, che fornisce utili introduzioni agili e ?accattivanti’ ? prive di apparato di note e con un ampio corredo iconografico ? su importanti temi storici del ‘900, deriva, nella maggioranza dei casi, dai suoi autori di ottimo livello e, spesso, noti esperti degli argomenti trattati. La collana pubblica il libro di Testa dopo undici anni da una prima opera sul Terzo Reich di Enzo Collotti. Differenti appaiono tuttavia le impostazioni di questi due libri della stessa collana. Infatti mentre Collotti, esperto di primo piano di storia tedesca, aveva offerto una sintesi a tutto tondo sulla dittatura hitleriana, Testa invece ? già autore nel 2004 di un’opera a carattere sintetico su Bismarck e la grande Germania ? ripercorre la storia del nazionalsocialismo attraverso i suoi principali protagonisti. Nell’ambito della complessa questione della dialettica decisionale nello Stato nazista tra responsabilità dei gerarchi e ruolo di Hitler, questo utile volume s’inserisce sostanzialmente all’interno di un approccio interpretativo, descritto attraverso un rapido quadro sulle più recenti tendenze storiografiche (pp. 10-12), che vede il Terzo Reich come sistema ?policratico? (Broszat). Le linee più avanzate di questa interpretazione presentano Hitler come un dittatore ?debole? all’interno di un apparato con ampi margini di autonomia decisionale. Questa apparente debolezza è tuttavia considerata da alcuni piuttosto come funzionale ?alla conservazione di ampi spazi di manovra e di un’assoluta flessibilità tattica e strategica? di Hitler stesso nell’ambito di un ?caos organizzato? (p. 12). Testa cerca quindi di fare luce su quegli uomini ? Hess, Göring, Goebbels, Röhm, Streicher, Frank, Himmler, Schacht, Darré, Ley, Heydrich, Rosenberg, Speer, von Schirach, von Ribbentropp, Bormann, Sauckel, Eichmann, Mengele, Kaltenbrunner, Scholtz-Klink, unica donna tra i personaggi descritti ? che tracciarono il ?volto del regime? e molti dei quali cercarono di ?lavorare incontro al Führer? (Kershaw), aspetto quest’ultimo decisivo per il verdetto della loro condanna nel processo di Norimberga. Non sempre adeguatamente articolati e motivati e in linea con i più recenti studi appaiono alcune considerazioni, come, per esempio, sulle reali cause delle dimissioni di Darré (p. 54) o su entità e forme dell’opposizione e resistenza al regime (p. 84). Emerge inoltre particolarmente, in un testo rivolto a un vasto pubblico, la poca cura, in alcune pagine, per l’ortografia di nomi tedeschi, come Wehrmacht, scritta in ?svariate varianti’ (pp. 68, 87, 91, 108?), o il famoso giurista Schmitt, che diventa Karl, anziché Carl (p. 43); così come compare il deprecabile uso per termini tedeschi di articoli italiani non nel loro genere effettivo ma in quello del corrispettivo sostantivo italiano, arrivando all’incredibile forma: ?la Kulturkampf? (p. 81).

Andrea D’Onofrio