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Luisa Lama – Giuseppe Dozza. Storia di un sindaco comunista – 2007

Luisa Lama
Reggio Emilia, Aliberti, 494 pp., Euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2007

La storia che Luisa Lama racconta nel suo ampio volume non è solo quella del leggendario sindaco di Bologna, rimasto ininterrottamente in carica per oltre vent’anni (dal 1945 al 1966). Infatti l’a., attraverso la figura di Giuseppe Dozza, ripercorre anche le vicende del Partito comunista italiano lungo un quarantennio: la lotta contro il fascismo negli anni ’20, l’esilio, il Comintern, il terrore staliniano, la Resistenza, il «partito nuovo», la ricerca di una «via italiana al socialismo».L’esperienza di Dozza nell’amministrazione bolognese e la contemporanea edificazione del mito del «modello emiliano», ricostruiti dall’a. da una prospettiva molto interna al PCI, evidenziano con chiarezza le possibilità e i limiti insiti nell’evoluzione di quel Partito, in grado di mettere in campo elaborazioni e pratiche attente ai temi delle autonomie, del regionalismo e della partecipazione popolare, ma impossibilitato a recidere i legami con la «casa madre» sovietica e con le rigide regole di derivazione leninista. Come aveva notato negli anni ’60 Giorgio Galli, citato nel libro a p. 412, «la struttura del partito è ancora staliniana: all’interno non c’è dibattito d’idee, non esistono contrasti che si esprimano in voti e decisioni».Il parziale processo di rinnovamento, che si comincia ad attuare nel PCI all’inizio di quel decennio, è propiziato a Bologna dallo stesso Dozza, il quale promuove l’inserimento negli organi dirigenti locali e nella giunta comunale di una nuova generazione di quadri comunisti. Tuttavia questi giovani, pur interessati alle prospettive aperte dal centrosinistra e sensibili al progetto della programmazione economica, si dimostrano anch’essi incapaci di uscire dalla visione «senza strappi» e «continuista» del Partito.La progressiva affermazione di questa nuova leva (della quale facevano parte, tra gli altri, i futuri sindaci Guido Fanti e Renato Zangheri) e i problemi di salute relegheranno Dozza, negli ultimi anni del suo mandato, al ruolo di «sindaco-bandiera», simbolo della stagione gloriosa della lotta antifascista e del radicamento del PCI in Emilia. La sua presenza sfuma tra le stesse pagine del libro, che si concentra invece sui dibattiti interni al Partito bolognese e sui riflessi locali del confronto in atto tra Amendola e Ingrao.Il volume cerca di condensare una lunga serie di vicende molto diverse, dai dibattiti in seno alla Terza Internazionale a quelli sui bilanci comunali, dalla denuncia dello stalinismo al tentativo di creare in Italia un «blocco storico» che comprendesse tutti i grandi partiti di massa; a tale scopo l’a. utilizza, oltre alle fonti documentarie del PCI emiliano e nazionale, quelle di provenienza sovietica e, naturalmente, gli atti del Consiglio comunale e la stampa locale e nazionale. Questa compenetrazione non sempre appare convincente, e ne risulta un quadro relativamente disorganico. Infine i lunghissimi incisi, con improvvisi salti in avanti e all’indietro nella scansione cronologica, appesantiscono non poco la narrazione.

Bruno Ziglioli