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Marco Meriggi – Gli stati italiani prima dell’Unità. Una storia istituzionale – 2002

Marco Meriggi
Bologna, il Mulino, pp. 191, euro 11,00

Anno di pubblicazione: 2002

Meriggi non è nuovo alle sintesi sulla storia degli Stati italiani nella prima metà del XIX secolo. Dopo lo schizzo sui ceti dirigenti tracciato nella Storia d’Italia curata da Sabbatucci e Vidotto (I, Laterza 1994), ci dà ora un agile profilo istituzionale degli Stati preunitari nella lunga età delle rivoluzioni (1796-1848).
Utile ausilio per corsi universitari, il volume, pur nelle sue dimensioni contenute, è ben più che un mero strumento didattico. Esso colma, anche se provvisoriamente, in attesa di più ampie trattazioni, un vuoto negli studi sul primo ‘800, ch’è divenuto macroscopico soprattutto dopo il superamento del paradigma risorgimentista, cui raramente ha corrisposto, nella ricerca, il superamento dei rigidi confini statuali.
Dato che il discorso è incentrato sulle istituzioni, non meraviglia che lo spazio maggiore sia dedicato al periodo 1796-1815: sia per la varietà di regimi e sistemi politici sperimentati in quel ventennio che ha segnato l’esperienza politica delle élites via via coinvolte nei meccanismi istituzionali, sia per l’attenzione che la storiografia sull’Italia napoleonica ha sempre prestato alle istituzioni. Un periodo, in sostanza, per il quale il materiale documentario e storiografico da utilizzare in un lavoro di sintesi è particolarmente abbondante. Il che non riduce la portata di novità della ricostruzione di Meriggi, focalizzata sempre, in fitto contrappunto, da un lato sulle forme del governo e dell’amministrazione, dall’altro sulle varie modalità con cui i diversi gruppi sociali si rapportano ai nuovi ordinamenti e compiono in essi il loro apprendistato civile.
Minore spazio è dedicato all’età delle monarchie amministrative (1815-48). Su questo periodo sono ancora ben poche le ricerche ? tra cui spiccano quelle dello stesso Meriggi ? in cui dinamiche sociali e ordinamenti istituzionali non siano solo lo scenario di sfondo, dipinto coi tratti dell’oppressione e dell’assolutismo, su cui si staglia la trama preordinata degli eventi risorgimentali. È dunque tanto più meritorio lo sforzo di proporre un ragionamento complessivo sull’insieme delle realtà preunitarie. L’analisi degli ordinamenti e del funzionamento delle monarchie amministrative è condotta da Meriggi con lo sguardo rivolto da un lato al sistematico, ma non rettilineo, scolorirsi delle identità cetuali e dei privilegi legali e giurisdizionali ad esse connessi, dall’altro alle amministrazioni locali sulle quali converge l’attenzione, con logiche e finalità diverse, di ?tutti gli insoddisfatti dell’ordine burocratico-statuale della restaurazione: i nostalgici tout court dell’antico regime?, ?i liberal-cetuali? e ?perfino i democratici? (p. 168).
I limiti di questa sintesi sono i limiti della storiografia sui singoli stati preunitari, talora poco affidabile, com’è il caso di quella sulla Sicilia, che induce Meriggi a ritenere inefficaci, e persino inapplicati, i nuovi ordinamenti amministrativi introdotti dopo la restaurazione (p. 131). Il suo pregio è un inedito quadro sinottico, che ? attento alle continuità più che alle rotture ? rimescola le scansioni tradizionali e si offre come stimolante riferimento ai nuovi percorsi su cui si muovono le più recenti indagini sugli apparati amministrativi, le carriere o i poteri locali.

Alfio Signorelli