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Maria Cristina Leuzzi – Erminia Fuà Fusinato. Una vita in altro modo, – 2008

Maria Cristina Leuzzi
Roma, Anicia, 237 pp., euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2008

IIlavoro di Leuzzi restituisce un’immagine a tutto tondo di Erminia Fuà Fusinato, esponente dell’intellettualità veneta sotto la dominazione austriaca che ha legato la ricerca poetica all’impegno patriottico, figura citata in molte storie dell’emancipazionismo ottocentesco e dell’istruzione femminile, ma generalmente poco approfondita. L’indagine ne illustra il pensiero e l’azione a partire dalla sua formazione non convenzionale: cresciuta in una famiglia di religione ebraica, seppure non strettamente osservante, entra inevitabilmente in contatto col modello di donna cattolica diffuso dalle opere di Niccolò Tommaseo e Raffaello Lambruschini. Tuttavia, la libertà con la quale è stata allevata la porta, poco più che ventenne e contro il parere del padre, a sposare il poeta Arnaldo Fusinato, vedovo, cattolico e molto più grande di lei. Scelta fatta quasi d’istinto, con un grande valore di emancipazione in tempi di controllo e di gestione familiare delle vite altrui, specie se femminili. Dall’unione nascono tre figli e in quegli stessi anni compaiono i primi segni della malattia che la condurrà prematuramente alla morte.All’attività patriottica si accompagna l’impegno per il miglioramento dell’istruzione delle bambine e delle ragazze. Ispettrice delle scuole prima, direttrice poi, anche la scelta del lavoro si presenta come una nuova rottura ai modelli femminili del tempo. Una scelta obbligata per Erminia che a fronte dei disastrosi investimenti immobiliari del marito deve provvedere alle difficoltà economiche familiari. Accanto al mondo culturale viene così esaminato il contesto politico all’interno del quale la poetessa si muove. Amica di Cesare Correnti, ministro della Pubblica istruzione, ottiene l’incarico di ispezionare le scuole e i collegi femminili e maschili di Napoli e provincia negli anni in cui Correnti promuove l’inchiesta parlamentare sull’istruzione elementare. Grazie all’esperienza di ispettrice e di docente, Erminia decide di aprire una Scuola superiore femminile nella capitale per offrire alle ragazze della borghesia un livello di formazione più moderno basato sull’autonomia di pensiero e l’amore per la libertà. L’istituto, vera novità nel campo dell’istruzione, ottiene un finanziamento del Comune, l’interesse della regina e un sempre maggiore successo. Con orgoglio, Erminia ne sarà alla direzione fino al 1876 quando, a quarantadue anni, soccombe a un nuovo definitivo attacco di tubercolosi.Lo sforzo che emerge fin dalle prime pagine della ricerca è comprendere fino in fondo i desideri, i sentimenti, le emozioni, l’agire di Erminia Fuà Fusinato per essere fedele quanto più è possibile al personaggio. Con acutezza sono analizzati i suoi scritti letterari, pedagogici e i Ricordi. Come spesso accade in lavori dove le fonti a disposizione non sono esaustive, restano molte domande senza risposta che si accompagnano a ipotesi formulate da Leuzzi con sensibilità, avendo ben chiaro che i non detti sono talvolta più eloquenti delle parole. Interrogativi e ipotesi che restano sospesi, ma che nulla tolgono ad una biografia attenta e accurata come si conviene a chi ha vissuto «una vita in altro modo».

Stefania Bartoloni