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Mario Casella – Gli ambasciatori d’Italia presso la Santa Sede dal 1929 al 1943 – 2009

Mario Casella
Galatina, Congedo editore, 656 pp., Euro 65,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il ponderoso volume di Casella affronta un tema interessante sotto diversi profili. La disponibilità di materiali e la loro attenta consultazione hanno reso possibile questo lavoro, dove all’ampia edizione di fonti si aggiunge una contestualizzazione che porta il lettore a comprendere l’aspetto diplomatico all’interno dei rapporti tra lo Stato fascista e la Chiesa cattolica nei primi, difficili anni dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche.A una breve introduzione relativa alle fonti utilizzate (soprattutto le carte dell’Archivio storico e diplomatico del ministero degli Affari esteri e dell’Archivio segreto vaticano, mentre rimane ancora inesplorata – per quanto oggi disponibile – la documentazione vaticana relativa al pontificato di Pio XI), seguono i profili, di diverso spessore documentario, dei sei primi ambasciatori italiani presso la Santa Sede, nel periodo compreso tra il 1929 e il 1943. Sono sei personaggi diversi, così come diversi sono stati i momenti storici che hanno attraversato, e che vengono ripercorsi in maniera particolareggiata per ciascuno di essi, facendo ampio ricorso alle memorie che eventualmente scrissero gli stessi protagonisti.La rete diplomatica tra Italia e Santa Sede presenta alcune particolarità, sia «geografiche» sia storiche. I contenuti degli scambi, poi, vertono su temi che spesso sono politici per una parte e spirituali per l’altra. Nel periodo considerato, che va dalla costruzione, anche in senso fisico, della nuova rappresentanza diplomatica sull’onda del successo della Conciliazione nel 1929 alle dimissioni dell’ultimo ambasciatore dell’Italia fascista nel 1943, numerose questioni passano attraverso gli ambasciatori, dietro ai quali emerge potentemente la figura di Mussolini come ispiratore delle linee e degli obiettivi da perseguire. Oltre alla diversa personalità e al diverso grado di adesione al regime, gli ambasciatori si distinguono per i differenti riferimenti interni al mondo ecclesiastico, e per il conseguente vario gradimento riportato in Vaticano durante i due pontificati di Pio XI e di Pio XII.Se il progetto di fondo restava quello di creare un «clero nazionale» fedele al fascismo, numerose altre questioni interessarono i diplomatici in questo denso periodo. Si va dalle nomine dei vescovi alla crisi dell’Azione cattolica, dalla guerra d’Etiopia ai problemi legati alla stampa cattolica, dalla visita di Hitler a Roma alle leggi razziali, dall’assistenza religiosa alle organizzazioni fasciste al controllo sulle attività parrocchiali e sul clero, dalla compatibilità tra fascismo e cattolicesimo ai drammi della guerra. A fronte di un’immagine volutamente idilliaca dei reciproci rapporti, non mancarono in realtà attriti e giudizi profondamente diversi sui problemi trattati, evidenziati in particolare dagli appunti, finora inediti, del segretario di Stato Pacelli.Si tratta dunque di un’altra tessera del mosaico relativo alla storia dei rapporti tra Chiesa e fascismo, tema che ha vissuto diverse stagioni e che attende oggi un rinnovato interesse da parte della storiografia italiana.

Nicla Buonasorte