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Massimiliano Griner – La ?pupilla? del duce. La Legione autonoma mobile ?Ettore Muti? – 2004

Massimiliano Griner
Torino, Bollati Boringhieri, pp. XV-240, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2004

Dopo aver dato alle stampe un documentato volume sulla Banda ?Koch?, Griner prosegue l’esplorazione dell’universo dei corpi ausiliari di polizia della Repubblica Sociale. L’intento dell’autore è quello di sottrarre la vicenda della ?Muti? a una lettura esclusivamente giudiziaria e ?criminologica?. Perciò le ?radici storiche, culturali e antropologiche? (p. 3) della ?Muti? sono individuate nell’esperienza della violenza dello squadrismo antemarcia e nel ?gianpaolismo?, espressione peculiare del fascismo milanese nel quale il dissidentismo politico e lo scontro tra fazioni per il potere si coloriva di vaghe suggestioni populiste. Normalizzato dal commissario straordinario Starace e relegato in posizione marginale per tutti gli anni del regime, esso vide nella Repubblica Sociale un’insperata occasione di reviviscenza. La ?Muti? si costituì attraverso la saldatura del primo squadrismo con le giovani leve fasciste, che intendevano rinverdirne i fasti nella nuova temperie storica con la parola d’ordine del ?tornare alle origini?.
Riprendendo studi recenti dedicati al tema, la ricerca di Griner fornisce un utile contributo alla conoscenza sistematica delle strutture organizzative della Legione, dei quadri organici e della composizione sociale dei suoi membri, dei non facili rapporti con le autorità fasciste e con quelle germaniche nonché con le altre formazioni armate repubblicane. Il ruolo avuto nella repressione del movimento partigiano è esaminato attraverso l’attività dell’Ufficio politico della Legione e dei reparti impiegati nelle operazioni di rastrellamento. La minuziosa elencazione dei molti episodi di saccheggio, di estorsione, di violenza, di tortura, di omicidio, se restituisce con efficacia ? anche narrativa ? il clima di anarchia istituzionale e di smarrimento morale che caratterizzò l’ultima fase del fascismo repubblicano, sembra soverchiare tuttavia il tentativo di individuare un barlume di luce ideale nella scelta dei cosiddetti ?ragazzi di Salò?. Dalla ricostruzione delle biografie dei leader emerge l’immagine di uomini cinici e ambiziosi, ?balordi? che usarono la politica come scorciatoia per un’illusoria ascesa sociale e un rapido arricchimento. Anche tra coloro che aderirono alla formazione in posizione subordinata le convinzioni fasciste restano sullo sfondo rispetto al desiderio di godere dei benefici materiali e di status offerti dalla Legione. Perfino il tardivo tentativo di intavolare trattative con la parte moderata della Resistenza, che strideva con la proclamata intransigenza fascista, appare come sintomo di un opportunismo interessato soltanto a evitare una resa dei conti ormai certa. Perciò, al termine della lettura, resta il dubbio che una maggiore attenzione alle autorappresentazioni dei protagonisti avrebbe giovato alla comprensione delle circostanze storiche e delle motivazioni ideologico-culturali che produssero il fenomeno ?Muti?, permettendo di coglierne le specificità e di collocarlo, dunque, in una prospettiva propriamente storiografica.

Luca La Rovere