Anno di pubblicazione: 2007
Ripercorrere il complesso processo di definizione dei rapporti fra Stato, Chiesa e nazione messicana nelle prime decadi del XX secolo assumendo come filo conduttore la questione indigena, questo l’obiettivo del denso volume di Massimo De Giuseppe, che arricchisce in modo significativo la conoscenza di una stagione decisiva nella formazione della contemporaneità messicana: quella che dall’epoca del «porfiriato» (1876-1910), un periodo di pacificazione nazionale dopo i sessant’anni di dispute violente aperte della stagione indipendentista, attraversa gli eventi rivoluzionari (1910-1917) per approdare quindi alla difficile fase postrivoluzionaria, in cui più chiaro apparve il tentativo dello Stato di portare avanti il processo di modernizzazione politico-economico-sociale e di consolidamento della nazione, ma in cui più alto apparve d’altra parte anche il livello di scontro, radicalismo e frammentazione fra le varie «anime» della nazione culminato nelle vicende del triennio della cristiada (1926-1929). Integrando gli studi disponibili sulle complesse dinamiche della costruzione della nazione, sui problemi dello Stato federale e sulla storia della Chiesa messicana con un ricco materiale documentario conservato in archivi ancora poco esplorati, l’a. sviluppa dunque un’articolata analisi storica del rapporto fra Stato, Chiesa e mondo indigeno, con i suoi tempi diversi, la sua multiforme religiosità, le sue tecniche di adattamento e resistenza, la sua pluriculturalità; un’analisi nella quale emerge a più riprese come protagonista quel «Messico profondo» con cui devono misurarsi sia una Chiesa che cerca di ridefinire la propria funzione e la propria presenza sul fronte sociale e missionario, sia una leadership politica postrivoluzionaria che cerca una propria legittimazione nella costruzione di un’ideale identità mestiza e nell’inserimento della questione indigena nei miti fondanti dell’identità nazionale. Offrendo un significativo spaccato di circa un trentennio di storia messicana, l’a. rilegge così le vicende del complesso processo di costruzione nazionale e della contrapposizione fra Stato e Chiesa adottando come prospettiva privilegiata la questione indigena e la connessa «rincorsa» alla scoperta della pluriculturalità della nazione sia da parte di una nuova leva di agenti missionari, sia da parte del personale dei nuovi apparati educativo-incorporativi creati dallo Stato federale per il controllo culturale e sociale di tanta parte della popolazione rurale. In questa prospettiva vengono quindi sottolineati ed efficacemente documentati, da una parte, i tentativi di «messicanizzazione» dei principi della Rerum novarum ed i rinnovati sforzi di incontro e rievangelizzazione compiuti da diversi ordini religiosi, dall’altra la mobilitazione e le strategie dispiegate dalle istituzioni del Messico postrivoluzionario per «raggiungere» le periferie e superare, attraverso l’educazione, le resistenze opposte al consolidamento di una solida identità nazionale dal riemergere, in tutte le sue potenzialità, dell’articolazione regionale, temporale, culturale e religiosa di un paese particolarmente complesso.