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Matteo Galli (a cura di) – Da Caligari a Good Bye Lenin! Storia e cinema in Germania – 2004

Matteo Galli (a cura di)
Firenze, Le Lettere, pp. XXIV-638, euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2004

In trenta saggi su trenta film campione sono ripercorsi circa ottant’anni di storia del cinema tedesco, dal primo dopoguerra (1919) al 2003, attraverso molti dei suoi registi più significativi ? da Lubitsch a Lang, da Murnau alla Riefenstahl, da Herzog a Schlöndorff, da Fassbinder alla von Trotta e a Wenders. Storici del cinema e germanisti analizzano ciascuno un film scelto come esemplare per evidenziare l’importante legame tra cinema e storia in Germania dalla Repubblica di Weimar fino ai giorni nostri; sono state escluse le pellicole appartenenti unicamente alla categoria del film storico o di costume. Ogni saggio è seguito da un’utilissima appendice con una sintetica biografia del regista, una scheda con i principali dati del film, una sinossi nonché una bibliografia aggiornata. Ogni film viene inoltre richiamato, alla fine del volume ? contenente un pratico indice dei film citati ?, da alcune delle sue immagini/sequenze più significative che, in alcuni casi, fanno ormai parte dell’immaginario filmico collettivo. L’intenzione dell’opera, come sottolinea Galli nell’introduzione, è dunque quella di esaminare l’indissolubile rapporto tra ?la Storia tedesca e le storie che il cinema tedesco racconta? (p. IX) secondo le tre modalità individuate da Antonio Costa, e cioè di ?storia del cinema?, di ?storia nel cinema? e, infine, di ?cinema nella storia? (p. XII). I film trattati affrontano tappe importanti della storia, non solo tedesca, come il Medio Evo germanico, il Rinascimento, la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, la prima guerra mondiale e la rivoluzione spartachista, il Terzo Reich e la seconda guerra mondiale, la Shoah, il dopoguerra, il terrorismo, la costruzione del muro di Berlino e il suo crollo. Emergono attraverso i singoli film le rappresentazioni del passato, o del presente, elaborate di volta in volta dai registi tedeschi o come specchio, più o meno deformato, di una più generale e condivisa immagine storica dell’opinione pubblica, o come strumento propagandistico del potere, o piuttosto come espressione di una coscienza critica e spesso polemica rispetto alla società. Due sono i momenti particolarmente importanti e innovativi del cinema tedesco, cui è data la preferenza nei saggi: il periodo weimariano, con 7 film, e il periodo del cosiddetto ?Nuovo Cinema Tedesco? (1962-1982/92) con ben 12 film. Le altre pellicole analizzate riguardano il cinema del Terzo Reich, il ?cinema delle macerie? (1945-49), il cosiddetto ?cinema dei papà? (1949-62), il cinema della DDR (1949-89) e del dopo-riunificazione (1989-2003). Di particolare interesse appare la riflessione sui film della seconda metà degli anni ’70, uno dei periodi di maggiore tensione della Repubblica Federale Tedesca, durante la lotta ai terroristi della RAF, che portò molti artisti ad una ridefinizione della propria identità attraverso un confronto spesso violento con la generazione dei padri. Innovativa e originale è inoltre l’analisi sul cinema della DDR, rimasto pressoché sconosciuto in Italia, nonché sulla produzione cinematografica successiva al 1989, in cui vengono affrontate le tematiche del terrorismo e della cosiddetta Ostalgie, cioè la trasfigurazione nostalgica della società dell’ex Germania comunista.

Andrea D’Onofrio