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Maurizio Degl’Innocenti (a cura di) – Eugenio Colorni dall’antifascismo all’europeismo socialista e federalista, – 2010

Maurizio Degl’Innocenti (a cura di)
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 324 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume raccoglie gli interventi elaborati in occasione del convegno promosso a Roma nel maggio 2009 dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Colorni. L’iniziativa, a cui sono seguiti altri appuntamenti promossi dal Comitato, ha visto la partecipazione di studiosi e testimoni (il compianto Giuliano Vassalli e Claudio Pavone) che hanno approfondito il percorso culturale e politico di una figura di primo piano dell’antifascismo, ucciso da due membri della famigerata banda Koch nel maggio 1944 alla vigilia della liberazione di Roma, dopo aver militato prima in Gl e poi nel Psi. Nenni, a conferma del vuoto incolmabile lasciato da Colorni, scrisse sul diario che la sua perdita era «irreparabile» per i socialisti e «dolorosa» per la cultura italiana ed europea. La complessità e la ricchezza di Colorni appaiono quindi evidenti non solo se si considera il ruolo di dirigente del Centro interno socialista (di cui ha scritto Aldo Agosti) e la collaborazione con Altiero Spinelli (oggetto del lungo e approfondito contributo di Piero Graglia), che con Ernesto Rossi e con lo stesso Colorni fu autore del celebre Manifesto di Ventotene (Colorni ne scrisse la prefazione, di cui ha parlato Daniele Pasquinucci, e ne curò la prima edizione clandestina del gennaio 1944), ma anche se si tiene conto delle sue origini ebraiche, che spiegano l’influenza che esercitarono su di lui negli anni ’20 i cugini Sereni e lo stretto rapporto con la famiglia Hirschmann. Come è noto, Eugenio sposò Ursula (che divenne poi moglie di Spinelli in un curioso intreccio, di non facile lettura, tra dimensione politica e personale) e frequentò il fratello Albert (sui loro rapporti a Trieste nel 1937-38 ha scritto Luca Meldolesi, che iniziò a frequentare lo stesso Albert nel 1982-83). Il federalismo e l’unità europea sono al centro del saggio di Fabio Zucca (che si è concentrato sui rapporti intercorsi tra Colorni e Guglielmo Usellini, un socialista che lo ospitò a Roma dopo la fuga dal confino nel maggio 1943, che guidò il Mfe nell’immediato dopoguerra e fondò nel 1947 l’Union européenne des fédéralistes. Gli altri contributi del volume sono firmati da Francesco Gui, che ha elaborato un ritratto di Colorni basato sulle carte conservate all’Acs; da Santi Fedele, che ha rapportato Colorni ai socialisti in esilio e, in particolare, alle riflessioni sul nesso tra europeismo e pacifismo, sviluppato – prima e dopo l’unificazione dei due partiti – da Treves, Turati, Nenni, Caffi e Carlo Rosselli; da Sandro Gerbi, che ha affrontato il rapporto (insieme intenso e lacerante) tra Colorni e Guido Piovene, scrittore compromesso con il regime; da Angelo Ventura, che ha inserito Colorni e le sue riflessioni filosofico-politiche, che riportano agli anni della formazione, all’interno del più ampio contesto degli intellettuali italiani divisi tra fascismo e antifascismo. L’introduzione al volume firmata dal curatore, di oltre cento pagine, non si limita ad «accompagnare» i saggi ma costituisce un pezzo di una biografia ancora non scritta che, alla luce dei filoni di ricerca aperti, appare ormai matura.

Andrea Ricciardi