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Memorie di guerra dall’Africa Orientale 1935-1936

Luigi Bazzani
Modena, Artestampa, 167 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il libro è il diario della guerra italo-etiopica scritto da un richiamato alle armi prove- niente da Sestola, un paese della provincia di Modena che al tempo contava 4000 abitanti. Bazzani partì per il fronte prima che la guerra scoppiasse in quanto lui, marconista, faceva parte della divisione Gavinana incaricata di preparare il terreno per l’aggressione fascista. Il diario si apre con la partenza da Napoli a fine marzo 1935 e si chiude col rimpatrio della Gavinana il 18 giugno 1936. Esso fu scritto su tre quaderni dei quali il secondo, che copriva il periodo dall’ottobre al dicembre 1935, è andato perduto. È una pubblicazione opportuna, poiché molti diari e memorie della guerra italo-etiopica ci sono pervenuti, ma si tratta in gran parte di testi editi sotto il regime fascista, e dunque inevitabilmente intrisi della retorica celebrativa del regime.
L’esperienza di guerra non avrebbe potuto mancare di segnare la sua memoria e la sua storia personale, da qui la decisione di scriverne: «al ritorno, quando sarò nuova- mente sulla nostra Terra, questi miei pensieri uniti al ricordo, mi faranno rivivere ciò che sarà passato, di questa vita che mi si apre ora davanti…» (p. 43). Bazzani, come sottolinea Labanca, rappresenta la «medietà» dell’esperienza di quella guerra: era infatti un italiano medio, non un militante fascista invasato, ma comunque un uomo fiducioso nel regime, come dimostrano vari brani del diario; non un volontario in camicia nera, eppure un giovane succube della propaganda di regime, che gli fa vivere un’emozione nazionalista. È un diario tutto sommato breve, forse anche per la perdita del secondo quaderno, e forse anche per la ritrosia dell’a. a scrivere della violenza che vedeva attorno a sé, specie quella di parte italiana.
Proprio il confronto col tema della violenza è uno dei punti nodali del saggio iniziale scritto dalla figlia Elisabetta, la quale ricostruisce non solo molte notizie su Luigi e sul contesto familiare utili al lettore, ma anche il processo di doloroso riavvicinamento a quel diario, a una memoria che sembrava perduta (il padre non parlava di quell’esperienza di guerra in famiglia e solo alla fine della sua vita sembrò manifestare il desiderio di farlo). Vi si ritrova la terribile domanda se il padre sapesse e se condividesse le atrocità compiute dall’esercito fascista e in particolare l’uso dei gas. Un saggio denso di affetto e di ricordi fa- miliari, esso stesso un testo rilevante come fonte sulla ricostruzione di una post-memoria e sul difficile confronto con essa. Bazzani, che credeva doveroso ogni suo sforzo «perché la Patria giunga a quella potenza, che darà benessere ai suoi figli» (p. 94), subito dopo la fine della guerra aderì al Partito d’Azione, secondo la curatrice «per mitigare quello che era stato chiamato a compiere negli anni giovanili» (p. 38).
A corredo del testo vi sono una sessantina di fotografie dell’archivio di famiglia, di
cui molte tratte dalla campagna etiopica.

Olindo De Napoli