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Napoleone Colajanni. Un intellettuale europeo. La Politica e le Istituzioni

Elena Gaetana Faraci
Soveria Mannelli, Rubbettino, 364 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2018

Studiosa delle istituzioni politiche, l’a. si inserisce nel dibattito sulle classi dirigenti meridionali nello Stato liberale, attraverso l’impegno di Napoleone Colajanni dal Comune di Castrogiovanni (oggi Enna) a deputato di Caltanissetta tra ’800 e ’900. Proprio la prospettiva istituzionale intende differenziarsi dagli studi su teorie politiche, vicende elettorali e attività sociale dell’intellettuale e docente siciliano, dai quali comunque già emergeva il duplice contributo «tra partito municipale e nazionalizzazione della politica» (M. Sagrestani, Napoleone Colajanni, tra partito municipale e nazionalizzazione della politica. Lotte politiche e amministrative in provincia di Caltanissetta [1901-1921], Polistampa, 2017).
Muovendo dai suoi scritti si sottolineano le ascendenze mazziniano-garibaldine e l’evoluzionismo riformista incentrato sulla questione sociale, destinati a risentire del mutevole contesto italiano e internazionale. Basato su numerose fonti archivistiche e parla- mentari, il volume segue il rapporto di Colajanni con i principali protagonisti della vita pubblica nazionale e conferma la sua originalità nell’estrema sinistra. La lotta alla corruzione per il riscatto del Meridione lo portò a continue riflessioni sugli strumenti necessari, dall’antiprotezionismo che lo allontanò da Francesco Crispi alla difesa del dazio sul grano per favorire tutta l’economia nazionale, al confronto dialettico e talvolta polemico con Salvemini,
Vicino al nucleo radicale settentrionale, politologo eclettico, animatore di riviste prestigiose, autore di analisi statistiche e demografiche, promotore di inchieste amministrative (dall’Eritrea alla Banca Romana), Colajanni fu inflessibile nella condanna delle repressioni crispine e nell’opposizione parlamentare alla crisi di fine secolo, approdando a un personale antigiolittismo che pur spaziava dal meridionalismo all’anticolonialismo. Il volume ci presenta tutti i risvolti, dal consenso all’istituzione di un Commissariato civile in Sicilia per favorire la moralizzazione amministrativa, all’impegno per il suffragio universale, alla ricerca di una coalizione democratica e laica con il superamento delle divergenze tra mazzinianesimo e laicismo, alle posizioni più intransigenti («Colajanni, repubblicano indipendente», p. 264).
Di fronte al conflitto mondiale coniugò la scelta patriottica in senso democratico- mazziniano per poi mantenere l’attenzione al Meridione nel dopoguerra («il problema del latifondo»). Allora guardò all’ordine internazionale con precoci dubbi verso la linea wilsoniana, opponendosi alla violenza rivoluzionaria di «bolscevichi e socialisti», fino a ritenere il fascismo uno «strumento per la pacificazione del Paese» (p. 335).
Se inserito nel contesto internazionale e nella storiografia sui radicali e liberisti di estrazione pacifista (Moneta, Giretti, ecc.), il suo percorso ideale e politico comproverebbe ulteriormente la dimensione europea evocata nel titolo: proprio con l’interventismo Napoleone Colajanni si affiancò infatti ai democratici e liberali protoeuropeisti e schierati per una Europa delle nazioni.

Donatella Cherubini