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Nazione, sviluppo economico e questione meridionale in Italia

Guido Pescosolido
Rubbettino, Soveria Mannelli, 320 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume è costituito da una raccolta di scritti incentrati su tre grandi questioni dall’Unità a oggi: la nascita dell’Italia come nazione moderna con il Risorgimento, lo sviluppo economico dello Stato unitario e la questione meridionale. Si tratta di temi complessi, sui quali il dibattito – seguito da Pescosolido fin dalla sua formazione di storico – è stato sempre vivace. Le conclusioni cui si giunge sono tutt’altro che unanimi, e ricordano come la storia sia campo di battaglie e passioni civili.
Il concetto di nazione, preesistente alla formazione dello Stato, rappresenta il denominatore comune dell’Europa, ma nel caso italiano la tappa del Risorgimento imprime una svolta nella costruzione di un destino comune. In tal modo si giunge alla coincidenza fra nazione culturale e nazione politica, in cui l’edificazione dello Stato assume un rilievo imprescindibile, in particolare sotto il versante economico. In questo ambito l’a. evidenzia come, all’indomani dell’Unità, sia più giustificato parlare di precondizioni allo sviluppo piuttosto che di divari, essendo l’intero paese in una condizione di arretratezza. Qui il nesso con le tesi di Rosario Romeo è evidente, come anche a proposito del processo di accumulazione originaria di capitale alimentato dall’incremento della produzione agricola sull’intero territorio nazionale nel primo ventennio postunitario. Ancora una volta è lo Stato ad esercitare un ruolo nevralgico nel distribuire risorse e nello stimolare lo sviluppo. In tale contesto erompe la questione meridionale – della quale si ha una più nitida percezione all’indomani dell’Unità –, destinata ad aggravarsi in occasione del primo take-off dell’Italia nord-occidentale durante l’età giolittiana. Ritardo del Mezzogiorno che non equivale a immobilismo: seppure con ritmi propri e in continuo affanno rispetto all’area economicamente più matura del paese, il Sud ha conosciuto lo sviluppo, tanto da essere oggi una delle regioni più dinamiche e moderne dell’area mediterranea. Progressi ottenuti, secondo Pescosolido, soprattutto in occasione dell’intervento straordinario della Cassa per il Mezzogiorno in età repubblicana. Non è un caso che, alla fine degli anni ’60, le distanze si accorcino sensibilmente, tanto da far ritenere avviata a soluzione la questione meridionale. Ma l’innestarsi di turbolenze sociali ed economiche, solo in parte riconducibili allo scenario internazionale, determinano un’interruzione di questo momento favorevole con l’accentuarsi degli squilibri regionali.
Le ultime cento pagine circa del volume sono dedicate alla ricostruzione dei profili di alcuni eminenti meridionalisti, di indubbio interesse, e tali da mostrare quanto la riflessione sullo sviluppo del Mezzogiorno sia stata centrale fra coloro che hanno avuto a cuore il grande tema della coesione del paese. Perché, come ripete opportunamente più volte l’a., rimane di grande attualità l’affermazione di Giuseppe Mazzini, ribadita da Giustino Fortunato: «L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà».

Francesco Dandolo