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Nazioni Unite e sistema internazionale

Marco Mugnaini (a cura di)
Milano, FrancoAn- geli, 247 pp., € 29,00

Anno di pubblicazione: 2018

Il libro raccoglie tredici contributi presentati ad una giornata di studio tenutasi a Pavia nel 2017 e dedicata al ruolo delle Nazioni Unite nel contesto internazionale dopo la fine della guerra fredda. La struttura antologica si adatta bene all’oggetto e i saggi offrono un quadro sufficientemente esaustivo delle vicende recenti dell’organizzazione, spaziando dalle battaglie per l’ambiente all’affermazione dei diritti umani, ai tentativi abortiti di ri- forma del Consiglio di sicurezza, al tema della permeabilità dell’Onu alle istanze dei suoi Stati membri, ma anche di una società civile globale, che – su molti temi – trova spazio e alimento per la sua azione. Non si parla invece di peacekeeping, che pure rimane una delle sue missioni fondamentali.
Uno dei principali focus degli interventi è il tema del soft power dell’organizzazione, forse la maggiore risorsa che ha permesso alle Nazioni Unite di adattarsi alla guerra fredda e di continuare a giocare un ruolo nella politica internazionale all’interno dei profon- di mutamenti globali degli ultimi anni. Un soft power fragile, fondato sull’imparzialità dell’organizzazione, ma condizionato dalla sua capacità ed efficacia operativa, costante- mente minacciata da ricatti finanziari, e dall’uso politico dei finanziamenti da parte dei maggiori Stati contribuenti, ad iniziare dagli Stati Uniti. D’altro lato le Nazioni Unite sono lo specchio del mondo, con i suoi nodi irrisolti e i conflitti geopolitici che si riper- cuotono, senza trovare soluzione, dentro l’organizzazione, pensiamo solo al conflitto fra Israele e Palestina, oggetto di continui veti degli Stati Uniti in Consiglio di sicurezza e causa del ritiro del paese dall’Unesco.
Sempre rilevante è la figura del segretario generale: un breve ma efficace excursus sui segretari dell’Onu conferma come il temperamento e l’abilità diplomatica del segretario siano stati in grado di imprimere significativi indirizzi all’azione delle Nazioni Unite (e purtroppo qualche segno di minore autorevolezza hanno dimostrato i successori del cari- smatico Kofi Annan).
Dal punto di vista storico i vari saggi confermano l’importanza della cesura rappre- sentata dagli attentati dell’11 settembre 2001. In quel momento si chiude bruscamente la stagione del rilancio dell’Onu, appoggiata con qualche ambiguità dall’amministrazione Clinton, e si apre la fase di unilateralismo statunitense che spinge ai margini l’organiz- zazione. Dopo l’aperto scontro in occasione dell’invasione dell’Iraq, la recente ripresa della vecchia politica reaganiana di lesina e condizionalità nei finanziamenti ha finito per limitare la capacità operativa dell’Onu.
In una stagione nella quale gli studi di politica internazionale appaiono focalizzati sui temi della globalizzazione, dello scontro imperiale fra Usa e Cina, e l’approccio neore- alista alle relazioni internazionali sembra dominare la disciplina, è prezioso e importante questo studio che dà conto dell’azione di questo particolare attore della politica interna- zionale, ora apparentemente in ombra, spesso strumentalmente criticato, ma ancora vitale e alla fine indispensabile.

Alessandro Polsi