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Oscar Gaspari, Stefano Sepe (a cura di) – I segretari comunali. Una storia dell’Italia contemporanea – 2007

Oscar Gaspari, Stefano Sepe (a cura di)
Roma, Donzelli, XII-259 pp., Euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2007

Questo volume svolge la storia dei segretari comunali dall’Unità alle riforme del 1997 attraverso i saggi di Stefano Sepe, Luigi Maria Leonardis, Oscar Gaspari, Giovanni Vetritto, Giuliana Rago e Walter Anello. Il tema era stato affrontato, limitatamente all’età liberale, dal libro di Raffaele Romanelli (Sulle carte interminate, Bologna, il Mulino, 1989). Come nota Andrea Piraino nella Presentazione, la mancanza di studi sui decenni successivi sussisteva nonostante quella del segretario comunale si presenti come figura centrale nella pianificazione delle amministrazioni urbane, negli ultimi decenni coinvolte in processi che vanno ridefinendo sostanzialmente l’assetto dei governi locali.Riprendendo un’impostazione già presente nel lavoro di Romanelli, questi nuovi lavori si propongono di leggere la storia dell’amministrazione nella sua declinazione sociale, ovvero di andare oltre il dato normativo per comprendere le funzioni esercitate nel vivo dai segretari, che a lungo hanno costituito un trait d’union tra potere centrale e società locali. Il saggio introduttivo (Sepe) ricostruisce utilmente i passaggi di questa vicenda, intrecciata alla storia dei modelli amministrativi: dalla funzione unificatrice svolta dai segretari dopo l’Unità, alla forte progettualità dei Comuni in età giolittiana, al totale controllo del centro stabilito dal regime fascista. Nel secondo dopoguerra alla cesura politica e istituzionale non corrisponde un’innovazione circa i ruoli e i compiti dei segretari, che restano al vertice dei Comuni come «corpi estranei» all’ente locale, un paradosso smosso sostanzialmente solo nel corso degli anni ’90 e con la svolta del 1997.Per l’età liberale si dà conto soprattutto dell’intreccio tra il movimento dei segretari e le dinamiche politico-parlamentari messe in moto per ottenere un generale miglioramento delle condizioni della categoria (Leonardis) che. con l’avvento del fascismo, sembra inizialmente potersi riqualificare attraverso un nuovo professionismo. Ma, a partire dai tardi anni ’20, la gestione dell’innovazione e dei servizi pubblici viene ricondotta al centro, segnando una sconfitta del movimento dei segretari, che tuttavia raggiungono l’obiettivo della «statizzazione» con il loro inserimento, nel 1928, nei ranghi del Ministero dell’Interno (Gaspari). Lo scambio «sicurezza contro potere» è la chiave attraverso cui viene letta l’esperienza repubblicana, all’insegna della continuità burocratica e dell’incapacità di riformare la pubblica amministrazione (Vetritto), mentre la riforma del 1997 (Legge 127), che pone i segretari alle dipendenze di un’apposita Agenzia nazionale autonoma, viene analizzata (Rago) sottolineando la complessità dei problemi insiti nell’applicazione di una «terza via» tra statizzazione e municipalizzazione. Il volume è chiuso da una testimonianza del direttore della Lega nazionale delle Autonomie locali negli anni ’90, Walter Anello, sulle dinamiche concorrenti alle riforme e i diversi attori che hanno animato il dibattito e la gestazione delle nuove leggi, cantieri aperti per una definizione ancora in fieri di nuovi modelli per le autonomie locali.

Mariapia Bigaran