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Paola Corti – Storia delle migrazioni internazionali – 2003

Paola Corti
Roma-Bari, Laterza, pp. 147, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il libro offre una panoramica dei flussi migratori internazionali che ha come campo tutto il mondo e come periodo alcuni secoli, dall’ancien régime ad oggi. Paola Corti affronta questo tema gigantesco nei suoi aspetti essenziali e riesce a fornire un quadro complesso ed efficace senza perdersi nel dettaglio. Il testo, che si legge bene, contiene dati ma non troppi, è corredato da una bibliografia essenziale. Insomma è un testo utile e un buono strumento per la didattica.
Al centro dell’osservazione vi sono gli europei e i loro spostamenti, ma si trova spazio anche per le migrazioni di altri popoli e in altri continenti. Paola Corti descrive un’umanità in continuo movimento e afferma che non esiste alcuna vocazione dei popoli alla vita sedentaria. La gente si sposta talvolta in modo forzato, talvolta per scelta, spesso si trova in situazioni in cui il confine tra libertà e coazione non è evidente.
Le migrazioni vengono considerate per epoca: l’età preindustriale, l’Ottocento e i primi anni del ?900, il periodo tra le due guerre, la seconda metà del ?900, gli ultimi due decenni. La periodizzazione serve a evidenziare i cambiamenti nelle cause delle migrazioni: mercato del lavoro, andamenti demografici, povertà e carestie, mutamenti nei sistemi di informazione, trasformazione dei regimi politici, cambiamenti nelle politiche degli Stati.
Un momento importante di svolta nelle politiche degli Stati è l’abbandono degli orientamenti liberistici maturati nell’Ottocento e la crescita dell’intervento statale sui flussi migratori. È l’epoca del crollo di grandi imperi, quando l’emergere di nuovi Stati sovrani su basi nazionali crea nuove frontiere e provoca espulsioni di minoranze. Più avanti nel tempo un fenomeno analogo si verifica con il crollo dei regimi coloniali in Africa e in Asia. Gli Stati nascono creando nuovi flussi migratori e agiscono per regolarli. Trattati internazionali si occupano di questo: dopo la Prima Guerra ratificano lo scambio di popolazione tra Grecia e Turchia, che è stato cruento e ha conseguenze dolorose nel lungo periodo; dopo la Seconda Guerra, il nuovo ordine in Europa viene consolidato dallo spostamento forzato di milioni di persone; la partizione dell’India e la creazione di Israele usano gli stessi strumenti e lasciano un’eredità di violenza. Negli ultimi anni, il crollo del regime sovietico e di quello jugoslavo portano a nuovi confini e nuove espulsioni; le guerre recenti e in corso hanno creato decine di milioni di profughi; la povertà o le speranze di occupare spazi diversi nel mondo globalizzato induce molti a spostarsi. Le pretese degli Stati di regolare i flussi accompagnano le nuove emergenze e la rivoluzione delle aspettative dei poveri: i paesi di destinazione adottano quote di ammissione e vigilano sulle frontiere, mentre ovunque cresce la manodopera ?clandestinizzata’ da queste misure.
Chiudendo il libro l’autrice afferma che, invece di trasformare le frontiere in barriere nell’illusione di contenere gli arrivi, sarebbe meglio che gli Stati di occupassero di tutelare i diritti dei migranti. È una speranza giusta, ma i clandestini senza diritti pare che facciano comodo, ben più che lavoratori con diritti riconosciuti. La storia di secoli di migrazioni non finisce e, soprattutto, non finisce bene.

Marco Buttino