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Paola Di Biagi (a cura di) – La grande ricostruzione. Il Piano Ina-Casa e l’Italia degli anni ’50 – 2001

Paola Di Biagi (a cura di)
Roma, Donzelli, pp. 502, euro 35,12

Anno di pubblicazione: 2001

Il volume raccoglie ventinove saggi, esito di una ricerca dell’Istituto universitario di Architettura di Venezia sull’attività dell’Ina-Casa dal ?piano Fanfani? del 1949 al 1963. L’indagine si è basata sia su inediti materiali dell’archivio Ina e dell’Archivio Centrale dello Stato sia su ricognizioni fotografiche.
Gli autori mirano a rivalutare i progetti dell’Ina-Casa, a tracciare bilanci ?più complessivi e generosi? dei suoi interventi e ad affrancarli dalle critiche dell’epoca. Particolarmente apprezzati sono la scelta di costruire quartieri concepiti come unità coese, capaci di mediare la transizione tra città e campagna, e il forte coinvolgimento degli architetti. Tale tesi pare condivisibile se applicata al progetto ma non se estesa ? come il titolo fa ritenere ? alle politiche edilizie promosse dalla Dc negli anni cinquanta e sessanta, che costituiscono uno degli aspetti più problematici del riformismo sociale di cui tratta il contributo di Angelo Ventrone. Le attività speculative immobiliari nei centri urbani e sulle coste vengono qui accantonate, così come il rapporto tra cultura degli architetti e cultura politica della progettazione urbana. Se è vero che attraverso il piano Fanfani si riciclò una cultura architettonica razionalista che aveva espresso molto durante il fascismo, è anche vero che essa affondava le sue radici in età liberale e che, probabilmente, proprio gli anni dell’Ina-Casa ne sancirono il declino.
È raro che un saggio di storia dell’architettura urbana sia così attento alle sollecitazioni di altre discipline. Sia gli aspetti di storia amministrativa che il rapporto tra i ?tecnici? (ingegneri e architetti) e Fanfani sono ben delineati da Paolo Nicolosi, che rintraccia nell’Ina-Casa un canale essenziale di transizione per gli architetti dall’edilizia monumentale fascista di Piacentini all’edilizia sociale repubblicana e descrive come uno dei ?quadrumviri? dell’architettura fascista, Arnaldo Foschini, progettista del Palazzo del Littorio, divenne presidente dell’Ina-Casa in virtù di legami vaticani e di una precoce adesione alla Dc. Particolarmente stimolanti risultano anche le indicazioni della seconda parte del libro, sull’immagine della modernità che si elaborava negli anni cinquanta. Gli arredi degli appartamenti, la pubblicità, l’immagine dell’americanizzazione e il rapporto tra edilizia ?popolare? e consumi crescenti vengono tematizzati con ricchi riferimenti bibliografici. I sedici saggi della terza sezione, sulle costruzioni effettuate in altrettante città, ad esempio il Tiburtino a Roma, l’Isolotto a Firenze, Mestre, ecc., offrono un prezioso catalogo di alcuni progetti e delle loro differenze territoriali.
L’indagine copre dunque aspetti assai rilevanti della vicenda dell’Ina-Casa. Tuttavia, come segnala la curatrice, la storia sociale e politica del piano Fanfani è ancora da scrivere. Temi centrali, come l’impatto dei nuovi insediamenti sulla vita urbana, i rapporti tra Ina-Casa e Istituto Autonomo Case Popolari e le politiche di assegnazione degli alloggi non sono stati ancora affrontati. Comunque da questo contributo non si potrà prescindere.

Carlo Spagnolo